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capitolo decimoterzo 81


si davano all’eletto? Ma sin dallo scorcio del quarantasette io cominciai a rimettere della mia fiducia1. Se non che era senno il fare ogni sforzo per tenere in credito il nome e in sesto i consigli dell’uomo necessario a compiere l’incominciato, e per impedire che il promotore diventasse nemico. Né vuoisi condannare l’universale se passò il segno negli applausi, trattandosi di un fatto cosi inaudito e insperato come l’avvenimento di un papa liberatore. I principi di Pio nono furono in vero maravigliosi e palesarono quanto un uomo eziandio mediocre si possa innalzare allorché segue gl’impulsi di un cuore benevolo e della pubblica opinione. La lettura di alcuni scritti gli avea persuasa fin da che era cardinale la necessitá di una riforma negli ordini civili pel ristoro delle credenze. Fatto papa, pose mano all’opera e in quella tristizia del mondo gregoriano fu solo a volere il bene: da ciò la sua grandezza2. Ma il buon volere senza il buon giudizio vale bensí a cominciare le imprese, non a condurle saviamente ed a compierle. 11 primo debito di un riformatore è di fermar sin dove le innovazioni si debbono stendere, secondo la qualitá dei luoghi e dei tempi, e di ovviare ai rischi che porta seco nei popoli novizi ogni sorta di cambiamento. Pio nono ebbe appena un’idea dell’assunto che intraprendeva: non antivide alcun pericolo, non usò veruna cautela, credendo bonamente che si sarebbe potuto arrestare al segno che avrebbe voluto. Dalle riforme passò allo statuto senza saper che fossero gli ordini costituzionali né conoscere i primi elementi della politica; il che era un impaccio e una tribolazione non piccola pe’ suoi ministri. Pellegrino Rossi fu talvolta presso a disperare di cavarne qualche costrutto, e ad un altro valentuomo non riuscí mai di fargli intendere che l’Italia fosse una nazione.




V. Gioberti, Del rinnovamento civile dell'Italia - ii.

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  1. I miei timori trapelano nel primo capitolo dell’Apologia, scritto nei principi del ’48. E gli esprimevo piú chiaro in una lettera privata del ’47, che riferirò piú innanzi, infra lib. ii, cap. 3.
  2. «Il popolo acclamando al pontefice gridava: — Viva Pio, ma solo! — No, non è solo, eroico popolo di Roma, poiché gli sei compagno; ma tu hai ragion di dolerti che nei gradi piú alti del civile consorzio egli non abbia ancor trovati degni esecutori e interpreti de’ suoi pensieri» (Apologia, p. 325).