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capitolo duodecimo 57


anche la quistione che era in campo contribuí all’effetto. Imperocché se bene egli avesse formalmente consentito l’intervento, se bene io non movessi nulla d’importante intorno agli apparecchi senza prima parlargliene e aver la sua approvazione (onde, ciò che si sparse in contrario è pretta falsitá e calunnia); tuttavia egli ci si era risoluto da principio alquanto a malincuore per due ragioni che accennerò altrove. Laonde si capisce come, portagli l’occasione di tornare indietro dal dissenso della Camera e da quello de’ miei colleghi, l’afferrasse volentieri a dispetto della parola data. Se questi contribuissero a persuadergli di non attenermela, come si disse da molti, e se altri cooperasse all’effetto, noi so né lo voglio cercare, perché io non racconto che i fatti certi di cui posso rendermi mallevadore sull’onor mio. Ben fu di meraviglia a me ed all’universale che un principe si tenero della sua potenza, si pauroso dei demagoghi, si zelante (come diceva) dell’autonomia italica, antiponesse un misero puntiglio non solo al suo decoro ma alla salute della patria, alla sicurezza e all’onore della sua corona, e preferisse al mio servizio quello di uomini che si travagliavano senza avvedersene in favore del Mazzini e dell’Austria. Niuno a principio volle crederlo e, quando il dubbio divenne impossibile, tutti trasecolarono; onde ciascuno nel mio caso sarebbe incorso nel medesimo inganno.

Il re non chiese né anco di vedermi (forse per un po’ di vergogna) e mi mandò per iscritto che accettava la mia rinunzia. Urbano Rattazzi in quel frattempo rivocò la sua, scusandosi col dire di esservi stato indotto dalle istanze del principe. Ma prima di obbligarsi di nuovo egli avrebbe almeno dovuto farmene motto, in contraccambio del leale e amichevol procedere con cui mi era portato seco; tanto piú che non a mia richiesta ma spontaneamente egli si era impegnato a seguirmi. I comandi non che le preghiere dei principi non autorizzano nessuno a offendere il compagno e mancare al proprio onore; e se il Rattazzi si fosse consigliato colle leggi di esso, in vece di scordarsi il proprio debito avrebbe ammonito il monarca ad osservare il suo. Questo è il maggior de’ servigi che i ministri e i sudditi