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lasciato solo, anzi ebbi contro municipali e puritani, conservatori e democratici, principe e ministri, e persino gli amici mi si mutarono in nemici. I miei consigli furono negletti, le previsioni derise, le ammonizioni sprezzate, le intenzioni calunniate; e per aver veduto piú lungi degli altri, tentato di ovviare ai mali soprastanti e fatto scudo del mio nome e della mia vita alla monarchia sarda, non riportai altro frutto che il vilipendio e l’esilio. Or vogliamo affidarci che, ricorrendo tali o simili congiunture, altri sia per essere piú fortunato?

Dirassi che l’esperienza e le disgrazie hanno aperti gli occhi e migliorati i consigli degl’imparziali? Si certo, ma non quei delle sètte, e dai fatti si vede che le sètte tuttavia governano. Dopo la rotta di Novara qual fu l’uomo eletto a rilevare le cose pubbliche? Quegli che le aveva con profonda imperizia precipitate e che, fra le altre sue ignoranze, non avendo inteso né la natura né la necessitá di quel potere straordinario che il corso delle cose assegnava al Piemonte, era stato il suo maggior nemico. Sarebbe cosa ingiusta l’imputare al giovane principe la cattiva elezione, ché in quel trambusto e viluppo di calamitá gravissime egli non avea modo né tempo di far equa stima degli uomini e pesare i loro pareri (0. I municipali esaltavano il Pinelli, che si faceva innanzi da se medesimo: gli errori e le brutture de’ suoi precedenti governi erano mal note o travisate e convertite in meriti dai faziosi, e altri poteva crederlo emendato dai propri falli. Io stesso partecipai a tale fiducia, e non avrei ragione di apporre ad altri un inganno che in qualche modo fu anche mio. Ma come i principi determinano i successi, non può negarsi che la nomina inopportuna non sia stata un cattivo presagio del nuovo regno. E ben tosto se ne videro i frutti, ché le ultime speranze

di ricoverare, se non in tutto almeno in parte, l’egemonia per •

duta furono sprecate, necessitata la pace ignobile di Milano, compiuta la ruina d’ Italia e seco la solitudine politica del Piemonte. La guerra venne dichiarata impossibile; il che fu quanto

(i) Tanto piú se è vero (secondo la voce corsa) che l’elezione fosse un atto di figliale condiscendenza.