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nelle maggiori; e quindi non sortirono alcun uomo insigne, salvo Eugenio, che si creò di fuori, e Carlo Emanuele primo, che saria stato grande se all’audacia e all’altezza dell’animo avesse risposto la lealtá (0. E se niuno di essi fu crudele e tiranno (lode grande in quei secoli torbidi o rozzi), molti però furono poco osservanti della fede e della parola; onde il Giordani diede a casa Savoia l’epiteto d’«infedele» ( 1 2 3 4 5 6 h I nomi di Francesco Bonnivard (reso immortale dalle prose del Rousseau e dai versi del Byron) e di Pietro Giannone attestano che la doppiezza era anco al servigio dell’ambizione propria e di vendette straniere. Né mancava l’ingratitudine, di cui diede brutto esempio Vittorio Amedeo secondo verso Alberto Radicati, «filosofo prudente e savio, che il cielo avaro di simili doni gli aveva mandato in corte (3)», e verso il magnanimo Pietro Micca (4). Per difetto di spiriti elevati si temeva nei sudditi quella grandezza di cui mancava il principe, quasi il grado reale ombreggiasse; e da ciò nacque che nelle lettere, nelle armi, nelle cose di Stato il Piemonte non ebbe per molti secoli alcun uomo piú che mediocre. Cosicché si può dire che s’imitassero i re dell’antica Etiopia, dei quali si racconta che, quando uno di essi avea gli stinchi ineguali, si azzoppavano tutti i cortigiani, parendo indegno che i sudditi camminassero piú diritto del principe (5). Da ciò anche deriva quel vezzo che «il re d’ogni piccolissima cosa s’ingerisca», e frammettendosi negli affari privati voglia quasi governar le famiglie; paternitá eccessiva ed incomoda che accendeva la collera di Vittorio Alfieri W.

Io sperava, sette anni sono, che «la nuova linea dei monarchi, piena del brio e delle speranze dell’etá verde, fosse destinata a compier l’opera di quella da cui discende, rannodando i popoli

(1) Consulta Gesuita moderno, cap. 15.

(2) Opere, supplemento, p. 37.

(3) Botta, Storia d’ Italia continuata da quella del Guicciardini, 38. Consulta Recueil de pièces curieuses sur les matières le s plus intiressantes, par Albert Radicati, comte de Passeran. Rotterdam, 1736.

(4) Botta, op. cit., 35.

(5) Díod., 3.

(6) Vita, 11 , io.