Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 2, 1911 - BEIC 1832860.djvu/376

372 del rinnovamento civile d’italia


parimente la via ai progressi. Ora il bene diventa male quando esclude un bene maggiore, e la possibilitá dell’eccesso non si può cansare senza spegnere le facoltá preziose da cui deriva. Che cos’è una rivoluzione se non una crisi causata da copia e rigoglio di vita, per cui un popolo cerca di riaversi dai mali che lo affliggono? La vita civile è morta se non è capace di esuberanza, e tanto è il voler levar via la radice intima delle rivoluzioni quanto il rendere gli Stati immobili e pigri, come quei di Levante. L’Occidente è ab antico rivoltoso e tumultuario di natura, perché destinato a procedere senza posa né requie nella via dei perfezionamenti. Né perciò si avrebbero da temere violenze e soqquadri, se i governi assecondassero il genio dei popoli e colle riforme opportune antivenissero le rivoluzioni. Ma la riforma richiede vena creatrice; e quando questa non alberga nei rettori e nei sudditi, e seco manca il motore dei miglioramenti e dei rivolgimenti, si riesce a una civiltá stativa come quella della Cina, la quale non muta assetto se non quando invasa dai tartari. Benché il Piemonte non sia potuto sottrarsi al moto proprio della vita occidentale, questo tuttavia vi fu lentissimo; e l’indugio, che in altre etá era innocuo, riesce a danno o almeno a pericolo nei tempi di accelerazione.

Pare strano ed è pur vero che il difetto di forza si tragga dietro l’immoderanza e inclini agli eccessi. Ché se l’eccedere virilmente ripugna al Piemonte, non cosi il trasmodare nelle opinioni e nelle minuzie. Fra le sètte politiche che ci sono, la piú folta di aderenti è quella del municipio, e la piú scarsa è la nazionale. Dalla poca levatura nasce anco l’ instabilitá dei giudizi che si portano sulle cose e sulle persone, secondo l’uso del volgo che trascorre agevolmente agli estremi1. Temistocle

diceva che i suoi cittadini «a lui rifuggivano nei pericoli, come a un platano nella procella; ma che, rasserenato, lo sfrondavano e diramavano»2. Il Piemonte da questo lato rassomiglia



  1. «... nihil in vulgo modicum» (Tac., Ann., i, 29).
  2. Plut., Them., i9. «Athenienses quum aliquando publice eum infamia notassent, rursum deinde ad imperium gerendum revocarent: — Non — inquit — laudo eos homines, qui eodem vase et pro matula et ad infundendum vinum utuntur» (Aelian., Var. hist., xiii, 40).