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liberamente dalle due parti. E qual unione sarebbe piú mostruosa, mentre son freschi i vestigi del furore austriaco e l’Italia è trattata «come vilissima delle nazioni»?(’). 11 Piemonte orfano calcherá dunque le materne spoglie per correre volonteroso all’amplesso del parricida? Se la casa di Savoia si abbassasse a tanta viltá, perderebbe se stessa senza rimedio, giacché solo una fama intatta potrá salvarla tra le future procelle. Né avrebbe pure la scusa delle tradizioni domestiche, le quali prescrivevano il bilico tra Austria e Francia o l’ inclinazione dal lato piú debole. Ora l’Austria, benché inferma in se stessa, è potente tuttavia in Italia, e il vassallaggio del Piemonte la farebbe padrona della penisola; né i piccoli alleati sono altro che vassalli. L’altalenare antico non fa meglio a proposito, quando piú non si tratta di territori e di principi ma di principi, e vituperosa è non solo l’amicizia ma l’indifferenza. Tuttavia sarebbe di men danno ed infamia, che il partito proposto dai politici di municipio. I quali sono si dotti che le vecchie usanze sono loro ignote come le necessitá nuove, e raccomandano ai presenti una politica cosi squisita che avrebbe fatto sorridere la semplicitá degli arcavoli.

E quali sarebbero i frutti delle nozze teutoniche? O nel conflitto che avrá luogo un giorno, l’Austria sará perdente o vincitrice. Nel primo caso lo statuto e il principato perirebbero di conserva, e si ricomincerebbe la trista e vergognosa storia del secolo scorso, quando la lega austriaca mise in ceppi e diede in preda agli esterni tutta l’Italia. Imperocché la Francia, per liberarsi oggi come allora da un nemico occulto o da un amico posticcio e infedele, non solo muterebbe la forma dello Stato ma gli torrebbe la balia di se medesimo, e sotto un vano sembiante di repubblica avremmo la servitú. Nel secondo caso la libertá perirebbe, perché né Russia né Austria né Roma né Toscana né Napoli potrebbero tollerarla. E il sormontare degli austrorussi, radducendo il regno in Francia e un regresso

(i) «... i ’elut infintavi nationum, Italiani luxuria saevitiaqur adflictavisset» ^Tac., Ann., xin, 30).