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cui s’intrecciano i nodi b), non si dovrebbe gittar la speranza di ricoverare il tempo perduto; e se il mettere le mani all’opera non è per migliorare, certo non muterá in peggio le condizioni del paese. Né l’Austria stessa dovrebbe veder di mal occhio che il Piemonte si appresti a mantenere la forma regia, perché l’interesse del trono sovrastando ne’ suoi Consigli a quello del dominio esterno, le metterebbe conto in ogni caso di vicinare a un’Italia monarchica benché autonoma, piuttosto che a un’Italia repubblicana. Ma quale sia per essere in ciò il suo giudizio, i bellici apparati le scemeranno la voglia di offendere un popolo che ora disprezza; né avrá buon viso a rammaricarsene, giacché sarebbe strano che mentre ella e Prussia e Russia e Napoli armano a piú non posso, fosse solo interdetto al re sardo di ampliar le sue squadre. E quando gli apparati saranno in piede, la libertá sará sicura, perché il Piemonte in armi può difendere i suoi lari contro tutta Europa. Non si avrá piú bisogno dell’incerta protezione straniera, e i rettori di Torino non dovranno piú atterrire e raccapricciarsi a ogni ondeggiare e sommuoversi dei governi britannici. Sará sicura la monarchia, rendendosi vie piú cara ed accetta colle riforme popolari e mostrandosi pronta coi fornimenti guerreschi ai bisogni di tutta Italia. La campagna del quarantotto ci svelò un fatto doloroso ma naturale, cioè che alcune popolazioni contadine di Lombardia e della Venezia antiponevano il giogo dell’impero al civile dominio del re di Sardegna. Dico «naturale», perché i rusticani amano i governi consueti se non sono eccessivamente gravosi, e non abbracciano le idee di nazione, di libertá, di patria, finché rimangono tra le astrattezze. Uopo è che tali concetti piglino corpo e divengano sensati mediante quelle riforme che, migliorando lo stato degl’infimi, fanno loro toccar con mano il divario che corre tra il vivere schiavo e Tesser libero e civile. Il Piemonte, dando l’esempio invidiabile di una plebe sollevata a felicitá e

(:) «Non práeteribit generatio haec, donec haec omnia fianl» (Matth., xxiv, 34; Marc., xiii, 30; Lue., xxi, 32). «De die autem illa et bora nemo sci t, nisi so/us Pater» (Matth., xxiv, 36; Marc., xiii, 32).