Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 2, 1911 - BEIC 1832860.djvu/300

principato, in vece di renderlo indipendente di fuori, il fa servo e forestiero persino in casa propria. — No, che non è servo — dirá taluno, — perché, concorrendo tutti gli Stati cattolici, si bilanciano e contrappesano a vicenda. — Ma questo concorso universale non è voluto dal papa stesso, il quale escluse ultimamente i piemontesi e i toscani perché erano liberi e civili. E avrebbe, potendo, rifiutati i francesi, come ora cerca di rimandarli, stimando solo naturale e dicevole al governo ecclesiastico il satellizio de’ barbari. Il concorso universale non è né anco possibile, atteso che la fede è morta nei piú e gli Stati non si muovono che quando loro mette bene, o danno solo un soccorso apparente, come testé Spagna e Napoli. Il contrappeso poi è chimerico, perché uno prevale quasi sempre. Francia ed Austria oggi presidiano la Chiesa, ma chi è piú potente? Austria senza dubbio, avendo di soprappiú in grembo od in pugno Lombardia, Venezia, Parma, Modena, Toscana, Napoli, e inoltre la predilezione del sacro collegio, dei prelati, dei sanfedisti, dei gesuiti e dei despoti boreali. Dunque oggi Roma è a rigore ligia di Austria, il papa è vassallo dell’imperatore. Che bella indipendenza! Non si vuol però credere che l’amistá sia senza ruggine e piaccia il vassallaggio, ché a niun segno è forse cosi manifesta l’impossibilitá di mantenere l’impero ecclesiastico, quanto a vedere che dei partiti presi a tal fine nessuno è tale che Roma stessa non se ne penta. Eccovi che ora vorrebbe congedare i francesi; e potete tener per fermo che, se gli austriaci sottentrassero in loro scambio, le verrebbero in poco d’ora a sospetto e a fastidio egualmente. Il solo patrocinio dignitoso e sicuro sarebbe stato quello della nazione e della Dieta italica; ma Roma lo ributtò quando era in pronto, anzi lo rese con raro senno d’ impossibile esecuzione.

Il male di cui discorro non è solo d’oggi; perché pogniamo che prima il pontefice non abbisognasse di guardia straniera, dovea però corteggiare chi in ogni caso poteva dargliela. Gregorio decimosesto per gradire ai potentati abbandonò i cattolici di Russia e di Polonia, scrisse encicliche politiche, largheggiò sui matrimoni misti di Austria e di Prussia, mostrandosi men