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ragion di fine viene ad essere uno strumento e una masserizia dell’altro. E però troppo spesso in Roma lo spirito serve al corpo, la religione alla politica, il cielo alla terra; e non si reca nella salute delle anime pur la metá dello zelo che si spende nella cura dei mondani interessi. Quindi è che la corruzione disciplinare incominciò col dominio civile, e crebbe, ebbe sosta, sali al colmo secondo le sue fortune e vicissitudini. Prima di Carlomagno la romana sede non ebbe a vergognarsi di alcun pontefice, e la santitá ci era cosi radicata che un Ennodio (scrittore del sesto secolo), adulando, spacciava per impeccabili i suoi possessori h). Ma col dono malefico del nuovo imperatore cominciarono i disordini, i quali in poco spazio si ampliarono a tal dismisura che i pontefici piú tristi furono quelli del nono e decimo secolo. Niun sa fin dove sarebbe montato il male senza quei due miracoli di Gerberto e Ildebrando, l’uno dei quali colla dottrina e l’altro coll’energia dell’animo diradarono il buio e purgarono il lezzo di quei tempi. Né le riforme delPultimo sarebbero state gran fatto efficaci senza un evento quasi coetaneo, piú atto delle scomuniche a fiaccar l’orgoglio imperiale: voglio dire la riscossa dei comuni e l’introduzione degli ordini popolari. Mediante i quali Roma e le altre cittá ecclesiastiche cominciarono a governare se stesse, e il dominio papale fu piú di apparenza che di sostanza. «Mentre il potere di Innocenzo terzo — dice il Sismondi — era nelle regioni piú lontane della cristianitá ridottato, ordinavasi a Roma sotto i propri occhi di lui una repubblica, ch’ei rispettava e lasciava in piena balia di se medesima. Aveano in costume i tredici quartieri di Roma di nominare ogni anno quattro rappresentanti o caporioni : il loro assembramento costituiva il senato della repubblica, il quale coH’intervenimento del popolo esercitava la sovranitá» ( 1 2 ). Sciolti dai profani negozi, poterono i preti di allora esser puri e santi, avvalorare i decreti e gli oracoli cogli esempi, creare il giure universale di Europa, rendersi terribili e venerandi ai popoli ed

(1) Kleury, Hist. eccl., xxx, 55.

(2) Storia della libertá in Italia , trad. Lugano, 1833, t. 1, p, 78.