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dell’etá moderna. Né si fece scrupolo, per ottenere l’intento, di ricorrere alle arti inique e alle arti vili. L’opera lenta del tempo e dei civili progressi avea finalmente ingentilito e mansuefatto il principato. Ma i liberali e miti andamenti del secolo scorso furono di nuovo dismessi dal nostro, in cui i dominanti tornano ai costumi biechi e feroci del medio evo. Non si fa piú alcun caso della fede, si rompono i patti giurati solennemente; tanto che si reca a virtú eroica di un principe il mantenere la sua parola, e si reputa benemerito se non è fedifrago e traditore. I potenti dei tempi barbari aveano il nome di «mangiapopoli»: quelli d’oggi al costume antico aggiungono il vezzo d’ ingannarli e schernirli. E dall’ indegno passano all’atroce, ché i bandi iniqui, le confische rapaci, le carceri micidiali e le giustizie scellerate sono il pane cotidiano che distribuiscono ai loro sudditi. Non si son veduti certi governi mostrar buon viso ai sogni del comuniSmo? e spogliatili della innocenza che hanno nei libri, farne strumento di tirannide e occasione di orrende e spietate carnificine?

Il pronostico men fallibile della vicina caduta delle instituzioni si è l’accecamento, il quale è giunto al massimo grado quando i piú gravi infortuni in vece di medicarlo l’accrescono. La storia da un mezzo secolo (per non parlare della piú antica) fa manifesto che la monarchia cade sempre per propria colpa e quando muore è micidiale di se medesima. La rivoluzione dell’ ottantanove fu una tremenda ammonizione ai principi : dovea giovare a tutti e non profittò a nessuno. Caduto il trono ereditario e la casa regnatrice di Francia, Napoleone, ricco di gloria insolita, potea fondare in Europa una monarchia novella sotto le dinastie di cui era principiatore. Ma l’eletto del popolo segui le vestigie di coloro che chiamava «degeneri»; e Giuseppe, Luigi, Gioachino non fecero gran fatto miglior prova in Ispagna, in Olanda, in Napoli. Venuta meno la magia dei regni nuovi, si tornò agli antichi ; ma il congresso di Vienna in vece di vantaggiarli li peggiorava. I Borboni delle due linee, che pur furono migliori del loro tempo, si portarono da principi costituzionali verso i pochi, dispotici verso i molti, infeudando la plebe a