Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 2, 1911 - BEIC 1832860.djvu/256

nei bassi tempi, rinacquero e presero nuovo splendore durante il secolo quindicesimo. La risurrezione ideale della Grecia e del Lazio riempi gli uomini di maraviglia e, ammogliando le idee vetuste alle idee cristiane, fece nascere dal loro connubio una civiltá nuova e tale che né le une né le altre potevano produrla da sé. L’ammirazione delle antiche repubbliche passò dagl’italiani al fiore degli oltramontani, informò le loro opinioni e le loro dottrine e, dopo di essere salita al colino della societá europea, infiammando i piú nobili ingegni e creando di mano in mano le moderne letterature, discese alle parti infime, penetrando gli studi elementari e allevando le tenere generazioni ; onde i modelli e i maestri dell’antichitá d’allora in poi ebbero nome di «classici». Altrove io notava che in virtú di questa instituzione l’uomo moderno prima di appartenere al suo paese è romano e greco (0; e ora aggiungo «repubblicano», perché i miracoli dell’etá prisca appartengono quasi tutti a repubblica. Cosicché da tre o quattro secoli tutta la gioventú culta si è imbevuta e s’imbeve nelle scuole di nozioni conformi; il che a poco a poco ritira il mondo a repubblica, sovrattutto da che il seme classico, portato in America e cresciuto in pianta, fu traposto in Europa. Imperocché al modo che l’opera letteraria del secolo decimoquinto conteneva in virtú la cultura dei seguenti, cosi i giovani di una generazione comprendono l’umanitá civile di quelle che verranno appresso. Certo quei papi e principi, che promossero con tanto ardore il culto delle lettere e delle arti classiche, noi prevedevano, e meno ancora quei preti e frati che fecero di quelle il fondamento e l’anima del tirocinio. Luigi Filippo ebbe il presentimento di ciò che dovea avvenire e mostrò desiderare che si mutasse l’ordine degli studi; il che per altre ragioni piacerebbe pure a certi mistici dei di nostri. Ma ancorché l’innovazione fosse possibile, ella sarebbe troppo tarda da fare l’effetto suo, e la morale scapiterebbe senza prò della politica, se agli uomini grandi di Plutarco e di Livio si sostituissero i reali di Francia o i padri del deserto.

(l) Prolegomeni, pp. 77, 78, 79.