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vicenda mitigata dai comizi delle medesime. Cosicché, se da un lato i principi allevarono i popoli, questi dall’altro lato fondarono e limitarono la potenza dei principi. E mutando prima i benefizi in feudi, poscia subordinando i feudi allo Stato, e in fine mutandoli in possessioni mobili e vive, i sovrani furono i socialisti (se mi è lecito l’usar questa voce) dei tempi barbari e dei principi dell’etá moderna. E in virtú della giustizia che essi rappresentavano, l’origine del loro diritto fu riputata divina, come la stirpe dei regnatori antichissimi, trasferendosi il concetto simbolico dall’uomo al suo giure e dal corpo allo spirito per opera del cristianesimo.

Siccome per l’ambizione degli uni e la viltá degli altri ogni potere tende ad allargarsi ed a rendersi infinito mediante un progressivo rimovimento dei propri limiti, cosí la monarchia, scioltasi dalle pastoie delle sue origini, divenne assoluta. La generazione celeste, che adombrava la genesi spirituale della potenza legittima, fu presso i popoli panteisti e politeisti convertita in dogma; onde nacque l’eresia politica della divinitá del principe ne’ suoi due momenti contrari o ricorsi, l’avatara di Oriente e l’apoteosi di Grecia e di Roma1. Fra le nazioni cristiane la divinitá del diritto fu attribuita all’arbitrio dai giuristi e teologi servili, e introdotta l’opinione di certe prosapie sortite dal cielo a regnare per decreto assoluto, perpetuo, immutabile. Cosí la monarchia, ampliandosi e fortificandosi in apparenza, si debilitò in effetto, deteriorò Tesser suo e fu di pernicie a sé e alle nazioni, imperocché ogni vita ed eccellenza creata dipende dal mantenimento dei confini naturali, secondo il dogma antico e profondo dei pitagorici. L’effetto della corruzione fu però diverso secondo i luoghi ed i tempi. Nell’ Oriente il principato degenere (da pochi casi in fuori) fu esiziale alle dinastie e allo Stato, spegnendo quelle, attraversandosi ai progressi della cultura e operando in essa quel retrocedere o quel ristagno che contras-



  1. Secondo Adamo Mickiewicz il nome di «Nabuchodonosor», ridotto a caratteri slavi, significherebbe: «non vi ha altro iddio che il re» (L’èglise officielle et le messianisme, Paris, i845, t. i, p. i09).