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libro secondo - capitolo secondo 229


assoluta nelle sue origini e divenne tale per necessitá straordinaria o per corruttela; cosicché il pieno dominio del principe non è diritto e regola ma abuso o eccezione. Il regno primitivo, di cui Platone e Plutarco fanno l’elogio chiamandolo «il governo migliore e perfettissimo di tutti»1, era temperato dalla religione, dalle leggi, dalle tradizioni patrie, dal costume; onde il primo dei prefati scrittori, siccome esalta sopra tutti gli Stati la monarchia, «perché raffrenata dalle leggi», cosi reputa la tirannide «il peggiore»; e distingue appunto il re dal tiranno, in quanto quello e non questo «osserva gli statuti e le costumanze»2. Il secondo dice che «Giove [il cui divino e universale dominio era considerato dagli antichi come l’archetipo del principato] non ha per assessora la giustizia, ma egli è in persona essa giustizia e l’equitá e l’antichissima perfettissima legge»3. Tal fu in particolare il principato dorico e pelasgico, il quale non solo era modellato all’imperio celeste, ma derivava per via di generazione dal padre degl’immortali, simbolo acconcio della sua dirittura e del nativo temperamento. Siccome Giove comandava a tutto il mondo, cosi la sua progenie dovea regnar sulla Grecia. Ciascuno di quei re vetusti procede dai sempiterni ; e Alessandro in etá assai piú recente e addottrinata non fu pago del legnaggio dei Caranidi, benché anch’esso divino originalmente. Concetti e simboli conformi si rinvengono presso molte popolazioni germaniche e orientali, come i goti e i cinesi, gli ultimi dei quali immedesimavano il principe colla legge e col cielo4. «Re senza legge — dice un’antica inscrizione sinica — sono re senza pregio. Se i re e la legge si accordano, tutto il mondo s’illumina e si abbellisce»5. Nei bassi tempi di Europa la monarchia riscattò i vinti dalla tirannide dei vincitori; e abbozzate le nazioni moderne colla franchezza dei borghi e l’abbassamento dei baroni, essa fu a



  1. Plat., Polite, Plut., Utrum seni etc., ii, De princ. reg. pop.
  2. Polit. (Opp., ed. Ast, Lipsiae, i820, t. ii, pp. 494-50i).
  3. De princ. ind. , 4.
  4. Vedi il Schiuching, passim.
  5. Bartoli, Cina, iv, 4. Sull’autenticitá di questa inscrizione vedi Giulio Klaproth, Tableaux historiques de l’Asie, Paris, i826, pp. 208, 209, 2i0.