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come regola civile il ricorso ai principi e alla natura, per escludere non mica l’arte legittima ma la fallace, che spegne i germogli originali in vece di esplicarli e sostituisce loro una viziosa gentilezza, propria dei tempi di declivio e di declinazione. I quali per un fatai circuito, allontanandosi dalla natura per voler troppo perfezionarla, rinvertono alla barbarie; onde giova in tal caso il ritornare alle origini con quel ritiramento progressivo, che cerca in esse le virtualitá recondite e si applica a districarle e a metterle in luce. Cosi nel vivere comune i vincoli delle alleanze, dei traffichi, delle religioni sono saldi e giovevoli, benché si estendano piú largamente degli aggregati nazionali; ma se l’unitá politica trapassa i confini di questi, diventa innaturale e precaria, perché il campo essendo troppo vasto e il conserto intrigato, il moto civile vi riesce tardo e moltiplicano le cause di morbo e di dissoluzione, come lenta è la vita e precoce la morte degli esseri animati che oltre il proprio della loro specie eccedono di statura. E a guisa che nelle arti belle l’eccesso riconduce al difetto delle origini, del pari la cosmopolitia rimena la societá al municipio, secondo si vide nel romano imperio, che volle fare del mondo una cittá unica e in vece lo diruppe in tanti Stati quanti erano popoli e comuni.

Altrettanto si dee dire dei governi misti, ai quali il superfluo non manco del gretto si disconviene; onde sono da riprovare certe costituzioni troppo artifiziate, come quella singolarissima che il Sieyès immaginava in Francia al cadere del Direttorio. Questa sorta di eccedenza però non vieta che una forma governativa prosperi quando è opera del tempo piú tosto che degli uomini, come si vede negli ordini inglesi. I quali sono gremiti e intricati di stanziamenti e di leggi non solo soverchie ma spesso contraddittorie, come opera lenta dei secoli, dai quali, secondo i casi e i bisogni, vennero accumulate a quel modo che si veggono in certe cittá antiche i disegni architettonici piú disformi ammucchiati dall’edilizia. Il che non pregiudica alla durata e alla buona riuscita degli statuti che reggono la Gran Bretagna, perché i vizi della congegnatura meccanica sono corretti e modificati daH’attrito della consuetudine. Ma dove questa manca,