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libro secondo - capitolo secondo 217


tutte le forze dell’universo, il loro conflitto è cosi necessario alla vita civile come la materia in cui ella si esercita. La libertá non è forse una lotta incessante dei mortali fra loro e colla natura? «I popoli liberi — dice il signor Guizot — non possono aspirare alla pace ma si bene alla vittoria»1; e intesa a questo modo, non si può apporre alla sentenza di quel filosofo che collocava nella guerra lo stato naturale degli uomini. Guerra o piú tosto gara e contesa, non mica di armi e di muscoli, ma d’idee, di bisogni, d’interessi, e mirante alla vita e al vigore, non alla morte dei combattenti. Laonde gli antichi consideravano la ginnastica com’un’immagine della vita civile, e a guisa di suo tirocinio i legislatori doriesi e pitagorici ai giovani la prescrivevano. Coloro, che si van figurando un ben essere maggiore di quello che risulta dal concorso e dalla competenza, sostituiscono alla realtá le chimere della fantasia e scambiano gli ordini finiti con l’infinito. Quei democratici poi, che escludono dalla macchina sociale l’idea di equilibrio, si appongono se parlano di quello che nasce da certe combinazioni fattizie e destituite di naturai fondamento. Ma oltre di esso vi ha un bilico politico che ha la sua radice nella natura intrinseca delle cose, il quale è cosi necessario nelle costrutture civili come i pesi e i contrappesi nelle meccaniche.

Havvi però una semplicitá richiesta all’armonia dialettica non meno della composizione, ed è quella che è propria della natura; necessaria in politica come nelle lettere e in tutti i rami dell’arte, affinché le opere umane abbiano pregio di durata, di bellezza e di perfezione. Dal che si raccoglie che la perfezione di ogni cosa risiede nel mezzo, e tanto si dilunga dalla semplicitá soverchia quanto dalla complicazione eccessiva. Siccome la natura non esclude l’arte, cosi l’arte non dee soffocar la natura; onde tanto è vizioso, per esempio, nell’edificatorio

l’ordine bizantino o moresco per eccesso, quanto l’etrusco per difetto di artifizio. Perciò nel precedente capitolo stabilimmo



  1. Washington, Paris, i844, p. 3.