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umani sono sempre imperfetti e sottoposti a certi limiti; e chi in una data congiuntura non sa contentarsi di ciò che è possibile, non se ne appagherá in un’altra, benché piú largo sia il campo delle operazioni e delle speranze. Necessario è il credito nelle cose pratiche e la riputazione presso l’universale; e i puritani sono cosi diffamati appo i valenti ed i buoni, che in vece di mettere in istima avviliscono le cause che abbracciano. Facendo essi dei moti politici una quistione governativa e scambiando l’interno coll’esterno, l’essenza cogli accidenti, non intendono meglio il Rinnovamento che i savi di municipio; e ancorché i tempi volgessero a repubblica, sarebbero poco atti a darle fermezza e vita, perché l’idoneitá dello Stato popolare a soddisfare i bisogni correnti non dipende dal suo estrinseco. Chi non è buono a disporre non può dirigere, e il primo e principale preparamento di ogni riforma civile consiste nelle idee e nelle cognizioni. Or che fanno i puritani a tal effetto? che scienza insegnano? che libri scrivono? a che studi attendono per trattare e sciogliere i gravi e intralciati problemi della civiltá moderna? che nuove dottrine propongono in cambio delle vecchie opinioni? Sterili in fatto di sapere e d’ingegno sino all’impotenza ed eterni ripetitori di poche generalitá volgari, essi presumono di rinnovare il mondo non giá col pensiero ma colle grida e colle congiure.

Resta adunque che l’opera preparatrice e il tirocinio della pubblica opinione si faccia dalle parti dialettiche dei conservatori e dei democratici. Ma né gli uni né gli altri ci possono riuscire se non si aiutano a vicenda e insieme non si riuniscono. Solo mediante il loro accoppiamento l’ Italia potrá avere una scuola politica nazionale, che sia ardita e savia ad un tempo; rechi l’energia nella moderazione e sappia essere longanime e pronta secondo i tempi ; sfugga gli eccessi opposti dei temerari e dei pusillanimi; sia ricca di antiveggenza; sappia iniziare, continuare, compiere; afferri le occasioni e le adoperi con animosa prudenza, preoccupando il campo agl’ immoderati; tragga a sé i delusi non incorreggibili delle fazioni sofistiche, e sovrattutto i giovani, piú candidi per natura e piú atti a deporre i cattivi, a