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dissimularmi la necessitá prevedibile degli eventi e dal fare vani sforzi per contrastarla. Come potrá ripugnarsi a un moto universale? E se l’Italia unita e potente ci sarebbe poco atta, come sará in grado di farlo divisa, debole e serva? Da altro lato dobbiam consolarci pensando che cotal condizione non è disonorevole, poiché non è propria nostra ma comune piú o meno a tutti i popoli colti, senza escluder la Francia, atteso l’unitá di vita civile e quella efficacia d’ influssi e legami vicendevoli che va crescendo ogni giorno fra le nazioni di Europa.

Non se ne vuole però inferire che il Rinnovamento debba mancare in sostanza dei prefati caratteri, giacché senza spontaneitá e italianitá non si può dare autonomia, e sarebbe troppo contraddittorio il volere acquistare la nazionalitá coll’offenderla. Né senza camminare per gradi e in molti e di buon accordo, si fan cose che durino; e se talvolta è d’uopo studiare il passo, la prestezza non è rompicollo. Bisognerá dunque salvare le dette note per quanto sará fattibile, e il piú o il meno dipenderá dal volgere degli avvenimenti. In ogni caso la spontaneitá sará salva se, conformandoci ad essi, noi faremo però servilmente, ma ci studieremo d’indirizzarli con ardita prudenza e senza dimenticare l’entratura italica. A tal effetto sará necessario preoccuparli colla previsione, stante che di quelle sole fortune si può essere maneggiatore e arbitro le quali si presagiscono. L’italianitá verrá preservata se c’ingegneremo di appropriarci le opinioni predominanti, migliorandole, incorporandole colle tradizioni italiche e improntandole col suggello del nostro genio. La gradazione non sará pretermessa se ci adopreremo a rendere i cambiamenti piú dolci ed equabili, evitando le scosse e le contrascosse troppo brusche coll’accorta saviezza della cooperazione e valendoci degli addentellati che il Risorgimento ci porgerá col Rinnovamento. La concordia finalmente potrá stabilirsi fra i democratici e i conservatori, purché questi non tengano del municipale e quelli del puritano. Da queste considerazioni risulta che sará in nostra balia di fare che l’entratura forestiera non abbia valore di primato egemonico, che sia occasione, non causa né direttivo precipuo dei nostri moti, cosicché il difuori si