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libro secondo - capitolo primo 189


leggere e scrivere è il correlativo necessario della libertá di stampare, che è la prima delle guarentigie; laonde l’idiota che non ha fior di lettera viene escluso dal godimento di questa franchigia, e quindi privo eziandio di sicurezza nella fruizione; degli altri beni. E non è egli contraddittorio e ridicolo il parlare di sovranitá del popolo, quando una parte notabile di esso è priva di quel tirocinio che appo tutte le nazioni culte è la forma, per cosí dire, della ragion civile dell’uomo e il fondamento primiero di ogni gentilezza?

L’ineducazione della plebe non è mai stata cosí dannosa come oggi, tra perché la dissonanza che ne nasce fra questa classe e le altre è tanto maggiore quanto la coltura di queste è piú avanzata, e perché in addietro le credenze signoreggianti supplivano in qualche modo alla disciplina; laddove ora la religione infiacchita o spenta negli addottrinati viene a mancare eziandio nei rozzi, atteso che gl’influssi negativi si spargono facilmente e come da sé. Perciò la moralitá plebeia non ha piú alcun sostegno; l’apatia e il dubbio religioso regnano nel tugurio e nell’umile officina come nel palazzo, e le passioni insociali, non essendovi frenate dagli agi, dall’onore, dall’esempio, dalle lettere, dal nutrimento dei nobili affetti, vi spiegano la loro ferocia. Cosí i delitti moltiplicano e con essi i supplizi; e l’autoritá pubblica, che castiga il ladro e Io scherano, non si avvede che per esser giusta dovrebbe in vece punire se stessa, quando lo sfogo dei nocivi appetiti è quasi fatale dov’è aguzzato dal bisogno e manca ogni argine morale che lo ritenga. «Considero — dice il Giordani — sempre piú crescente e il numero e la miseria e l’immoralitá della plebe, e la necessitá di sollevarla da tanta deplorabile bassezza. Piú che mai è ora tempo di far vedere a costoro (i quali pur sono uomini e nostri fratelli) che penuria non è necessitá di abbiezione, ma dev’essere stimolo a industria; che la naturale dignitá d uomo si può conservare nella povertá e fatica tanto e meglio che nell’oziosa abbondanza; che l’uomo per suo proprio bene dev’esser docile e obbediente alla legge (che è ragion pubblica) e non servo ad altro uomo. Questa necessitá di educare pietosamente la miserabil plebe (la quale