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insufficiente anche nei secoli religiosi e fervidi; quanto piú oggi che la fede è spenta nei cuori e i fortunati del secolo mettono in deriso i terrori e i guiderdoni dell’altra vita. Oltre che, mal si provvede alle necessitá della plebe con iscapito del suo decoro, come accade per lo piú quando la beneficenza ha forma di aiuto individuale e non di comune e pubblica retribuzione. La limosina fu e sará sempre un supplemento necessario ai mancamenti della caritá civile, ma ella non proscioglie i governi dagli obblighi della medesima. L’ignoranza che impediva alle etá rozze di esercitarla non iscusa la nostra; onde sono tanto piú da lodare quei savi che ricordano a chi regge il suo debito, e i modi migliori di adempierlo gli suggeriscono. Ché se taluno di loro per eccesso di zelo trasmoda e propone spedienti non acconci o anche pericolosi, perché inveire contro di esso in vece di correggerlo paternamente? perché accusarne le intenzioni? perché buttargli addosso un torrente d’ingiurie, che a niuno tanto si disdicono quanto al padre supremo dei cristiani? «La sapienza del pontefice — scriveva un grande e pio italiano — non dee sdegnarsi con quelli che sono in qualche errore ma piuttosto benignamente illustrarli»1. Sfortunatamente Roma non ricorda sempre questa massima evangelica ne’ suoi brevi e nelle sue bolle. Ma ciò che muove ancor piú a dolore si è che mentre voi vi mostrate singolarmente sollecito degli agiati per assicurare «il godimento dei beni che Iddio diede loro»2, il vostro governo accresce la miseria degl’indigenti mantenendo il giuoco del lotto, e v’ha chi osa difenderlo pubblicamente in Roma, tassando chi lo biasima di licenzioso3. L’immoralitá intrinseca e i danni di questo giuoco non han piú oggi mestieri di essere dimostrati: ben è da stupire che i suoi difensori non si avveggano di professare il peggior genere di comunismo. Imperocché laddove i comunisti ordinari vogliono spogliar gli opulenti del loro superfluo a benefizio dei poveri, essi tolgono ai poveri il necessario a



  1. Tasso, Della dignitá.
  2. Lettera sup. cit. al generale Oudinot.
  3. Altrettanto ha fatto in Francia il signor Romieu nel suo libro o libello intitolato Le spectre rouge.