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116 del rinnovamento civile d'italia


di chi pose nella rinunzia dei beni temporali la cima della perfezione, volle poveri i suoi discepoli e fu povero egli stesso, né ebbe durante il suo benefico peregrinaggio1 dove posare il divino suo capo2.

La cima della religione è la morale, alla quale lo stesso dogma (benché di sommo rilievo) sottostá di peso in ordine alla salute; laonde nella formola del supremo giudizio Cristo non parla di riti e di credenze ma di amore e di misericordia. La caritá similmente alla fede sovrasta, perché «sebbene io parlassi il linguaggio degli uomini e degli angeli, se non ho caritá sono come un bronzo che suona e un cembalo squillante. E quando pure io fossi profeta e intendessi tutti i misteri e tutto lo scibile e avessi tutta la fede in modo da traslocare i monti, se non ho caritá io sono un bel nulla»3. La cittá santa, beatissimo padre, non può aver per male che di lei si dica quanto afferma di se stesso il vaso di elezione; cosicché se ella non ha caritá, non ostante le sue uniche prerogative, viene a essere «come un bronzo che suona e un cembalo squillante». E in effetto non mancano a Roma esemplari cultori delle virtú piú insigni, ma questi non sono per ordinario assortiti a reggerla civilmente. Che caritá e mansuetudine risplende in coloro che oggi ne giran le sorti? anzi che giustizia? Erano forse giusti e caritatevoli quei giudici che condannarono a morte senza dibattimento, senza appello, senza revisione sei infelici tirati dall’altrui furore a barbara rappresaglia? uno dei quali fu giustiziato sopra la fede di un solo testimonio e un semplice indizio4. Son forse umani quegli uffiziali che rinnovano l’uso infame del cavalletto?5. Né parlo di casi straordinari, ché il fòro iniquo creato da papa Gregorio sotto il nome di «sacra consulta» (orribile antifrasi!) fu ancora aggravato da chi regge in nome vostro, e la giustizia



  1. Act., x, 38.
  2. Matth., viii, 20.; Luc., ix, 9.
  3. Ad cor., I, xiii, i, 2.
  4. L’opinione, Torino, i febbraio i85i.
  5. Vedi in questo proposito una lettera recentissima di Carlo Farini (Il Risorgimento, 2i agosto i85i).