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nomina fosse abbastanza libera; e per affetto, per divozione, per riverenza, lo accompagnava nella sua fuga. Egli era dunque non solo ospite ma benemerito del pontefice, lasciando stare i molti e rari titoli che aveva, come chierico, scrittore e institutore di un pio sodalizio, alla riconoscenza della Sedia apostolica. E in fatti Pio in quel principio, seguendo l’impulso del suo cuore e il pubblico voto, gli promise la porpora. L’ingresso di un tal uomo nel concistoro spaventò il re di Napoli, che odiava in esso l’amatore della patria e degli ordini liberi; spaventò quei prelati che l’invidiavano come dotto e virtuoso, struggendosi che dove il loro nome era oscuro in Roma, quello di un semplice prete fosse chiaro e venerato anche fuori d’ Italia; spaventò piú di tutti i gesuiti per gara di chiostro e dispetto di amor proprio, essendo stati vinti e svergognati piú volte nella sciocca guerra che gli mossero per quindici anni (e non è ancor finita), dal falso Eusebio sino all’ignobile e miserabile Ballerini. Tutti costoro si congiurarono a diffamar l’uomo illustre e a tòrgli l’onore promesso, la confidenza e l’affetto dei pontefice. Ma chi vorrá credere che Pio nono desse nelle reti? che si lasciasse indurre a venir meno della parola data, violar la persona di chi aveva anteposto al governo di Roma il privilegio di partir seco l’esilio, tradire in mano degli altrui sgherri l’ospite onorando e l’amico? che, papa e principe, usasse tali termini di cui avrebbe onta un privato? L’insulto gravissimo non tornò a disdoro del Rosmini, che usci piú grande da tale persecuzione. Ma il vituperio fu pur troppo, e bisogna dirlo, di chi lo permise; di chi, scordatosi l’osservanza delle promesse, la benevolenza, la gratitudine, lasciò avvilire da un tiranno il principato ecclesiastico e conculcare al cospetto del mondo il decoro della Santa Sede.

Il Rosmini avrebbe onorata la porpora, che non poteva aggiunger pregio alla sua persona né splendore alla sua fama1.



  1. Egli è da dolere che fra i detrattori del Rosmini a costa dei gesuiti e dei retrivi si trovino anco alcuni uomini liberali e onorandi per ogni rispetto. L’error di costoro forse dipende dal confondere il capo coi sudditi e coi discepoli, attribuendo a quello le colpe di questi, o dal parer loro che la speculativa e la politica del Ro-