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precedettero; il che diede di nuovo il sopravvento a questi, che in cambio di rinsavire ricalcano con piú furore la strada del precipizio. Cosí ciascuna delle due sètte perde successivamente per colpa propria e vince per quella de’ suoi nemici, e la dolorosa vicenda durerá fin tanto che l’una di esse faccia senno dell’esperienza.

Conservatori e principi, voi foste i padri e siete tuttavia i mantenitori della democrazia che vi uccide. In vece di gridar contro i popoli, doletevi solamente di voi. Le vostre disgrazie nacquero dal vostro egoismo. Credeste che il mondo sia fatto a uso e sollazzo di pochi, vi ribellaste a Dio e alla natura, prevaricaste i precetti della civil sapienza e quelli dell’evangelio, spregiaste gl’iterati avvisi che il cielo vi diede per rimettervi in cervello, usandoli a confermarvi nella cecitá e ostinazione vostra. Non maravigliatevi adunque se il vostro regno è finito e non vi ha piú forza umana capace di ristorarlo. E voi, democratici, non fate richiamo degli uomini né della fortuna, ma solo di voi medesimi. Eravate testé padroni del mondo e avevate la piú bella occasione di riordinare l’Europa, che sia sorta da molti secoli. A che riuscirono tante speranze? A un aborto universale. La demagogia fu la vostra rovina, come voi foste e sarete il castigo del principato. Se non che la vostra causa non è perduta come quella dei vostri avversari, e il rilevarla sta in voi. Il che non tanto che debba gonfiarvi di vana fiducia, vi dee sbigottire, perché i guastatori della buona ragione portano la pena e l’infamia dei loro falli. Come giá ritardaste in addietro, cosí potete similmente indugiare per l’avvenire il riscatto dei popoli e delle nazioni, privandone non solo voi stessi ma i figliuoli e i nipoti vostri. Le idee sono immortali, la giustizia è certa del trionfo; ma le generazioni sviate non ne godono, e avvien loro come a quegl’israeliti che morirono abbandonati nel deserto senza vedere e fruire la terra di promissione.