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allettarli all’emenda o sfrattarli come incorreggibili? Si tenti il primo partito, e se non riesce, si ricorra al secondo, il quale con tal cautela verrá piú giustificato1. Riforme, libertá, confederazione debbono essere pertanto i tre primi acquisti del Risorgimento italiano, i quali partoriranno l’indipendenza e piú tardi l’unitá politica della nazione. E questi vari progressi vogliono derivare e prendere la loro forma dalle note o leggi generali della spontaneitá, italianitá, moderazione, suggellate dalla concordia, secondo i termini sovradescritti.

Tutti debbono cooperare alla redenzione italica, ma principalmente le due potenze che prevalgono, la monarchia e la religione. Ora fra i domíni della penisola primeggiano Roma e il Piemonte: questo, per l’autoritá della casa regnante, la postura e la milizia; quella, come seggio religioso e sacerdotale del mondo cattolico. Vano è oggi lo sperare che l’Italia risorga finché il papa e il re sardo le sono indifferenti o nemici. Il còmpito comune della reggia e del santuario si aspetta dunque in modo speciale ai due luoghi in cui la virtú monarcale e cattolica si concentra e risalta; dove le rimembranze, le geste, le dottrine incuorano piú vivamente e invitano piú autorevolmente i capi e i popoli all’impresa. Roma in antico conquistò e mansuefece il mondo colla spada e colle leggi, nei secoli di mezzo lo dirozzò e santificò coi riti e colla parola; cosicché nelle due epoche ella strinse insieme a tempo i popoli italici, preaccennando in tal forma al loro connubio moderno e indissolubile come nazione. E in vero quei principi di amore, di giustizia, di fratellanza, che Cristo insegnò agli uomini e di cui il vivere libero è l’attuazione civile, dove possono bandirsi piú efficacemente che nel cuore della cristiana repubblica? Il Piemonte serbò all’Italia l’onore delle armi proprie anche quando mancava altrove, agguerrí i propri figliuoli alla sua difesa, le diede il poeta piú nazionale e libero dell’etá moderna e quasi un novello Dante in Vittorio Alfieri, il quale intromise i subalpini alla vita italica

  1. Io tentai la conversione dei padri nel Primato; la giudicai disperata nei Prolegomeni.