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libro primo - capitolo undecimo 343


gli avversari piú vivi della monarchia orleanese ne porgevan loro l’esempio. Ma la Francia era da tre lustri in possesso di ordini liberi e gli aveva resi col moto di luglio piú liberi ancora, onde l’elezione di Ermanno Carrel e de’ suoi amici potè essere opportuna e considerata; perché le dottrine repubblicane sono l’opposizione naturale del regno civile, quando a’ suoi instituti limati da successivi miglioramenti mal corrisponde il costume del principe. Or che ragguaglio potea farsi tra la Francia piú volte rinnovellata e l’Italia tuttavia giacente fra i ceppi del medio evo? In vece di copiare gli opponenti di Filippo, i nostri sarebbero stati troppo arditi a seguir quelli di Carlo, i quali non passarono mai i termini costituzionali, benché la Francia fosse giá retta a Stato rappresentativo. E bene loro ne incolse, perché se l’insegna repubblicana fosse stata inalberata sin d’allora, si può tenere per probabile che il primo ramo borbonico non avrebbe perduto il trono e la patria. I principi italiani erano all’incontro assoluti: divisa la penisola in piú Stati senza nodo comune; signore il barbaro di una parte, patrono e arbitro del rimanente; nessuna vita nazionale nei popoli e né pure un’ombra di autonomia nella nazione. Ché se nelle massime della monarchia civile si fondano naturalmente i contrasti politici alla dispotica, questo non era il nostro caso, perché prima di pensare alla libertá dovevamo attendere all’indipendenza; onde, a non impaurire e alienare i principi in opera di franchigie, era d’uopo far capo dalle riforme e dalle consulte anzi che dai parlamenti1. Ma i puritani, senza far nessuna di queste considerazioni, vollero tragittar l’Italia dall’estremo del servaggio al colmo del vivere cittadino. Potevasi in teorica lodare la buona intenzione e il giovanile entusiasmo che salutava e augurava un avvenire ancora lontano; ma il merito divenne colpa quando dagli scritti si passò alle opere, alle congiure, alle spedizioni. Le trame del trentatré, la scorreria in Savoia dell’anno seguente e gli altri

  1. Perciò nel Primato io feci solo parola di monarchia consultativa e di riforme, governandomi anche in questo colla regola di gradazione verso l’Italia e di proporzione verso la Francia.