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316 del rinnovamento civile d'italia


Lasciando stare la chiarezza dell’uomo e i molti suoi titoli alla stima universale, anche la sola politica dovea far accogliere dal governo e favorire caldamente l’eletto. Il quale aveva sostenuti e difesi gli ordini costituzionali in Roma quando il farlo portava pericolo, e il suo coraggio era ricambiato dal papa coll’esilio e l’ingratitudine. Perciò il Piemonte, abbracciandolo, avrebbe tacitamente protestato contro la servitú risorgente degli Stati ecclesiastici e i governi brutali di Gaeta, avrebbe protetta l’insegna del civil principato nella persona dell’esule illustre, che per assumerne il patrocinio sfidava le ire dei preti e quelle dei puritani. Laddove, cassando l’elezione, il governo parve complice delle vendette papali e della violata libertá di Roma, e mal corrispose al genio della legge che, aprendo a tutti gl’italiani la ringhiera sarda, non intende certo di escluderne i piú insigni. Dolse anche il vedere che i concetti di municipio prevalessero in una parte del parlamento: perché pogniamo che i tempi vietassero di ammettere senza clausule il nuovo gius italico racchiuso in germe nella legge elettorale; dovea tuttavia stabilirsi il principio generico che la cittadinanza patria è dovunque in solido una sola, e che l’italianitá e la nazionalitá comune sono la prima radice dei diritti politici nei vari Stati della penisola.

Benché questo difetto di spiriti elevati e di cuore abbia piú o meno offesi i vari governi subalpini che chiamammo a rassegna, non passerebbe senza ingiuria degli uni il porli tutti nella stessa schiera. Se il primo e l’ultimo hanno col terzo e col penultimo di essi alcune similitudini, ne differiscono tuttavia notabilmente per altre parti. Entrambi furono capitanati da due illustri scrittori che conferirono ai princípi del Risorgimento italiano; gentiluomini ma liberali, conservatori ma non alieni da ogni progresso, piemontesi ma non in tal forma che escludano il resto d’Italia dai loro affetti e dai loro pensieri. Sebbene intinti anch’essi di municipalismo, questo non è in loro, come negli altri, informato dal genio curiale ma dal genio patrizio, il quale nei liberali uomini piú si accosta alla nazionalitá, perché l’educazione squisita allarga le idee e nobilita i sentimenti. E però si vogliono riputare piú conservatori che municipali,