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ridotto a termini discreti ed equabili. Ma per impetrare tutti questi punti che, quantunque salvassero all’imperatore il dominio, ne abbassavano alquanto l’orgoglio, bisognava fare in modo che non si potessero rifiutare senza mettere il resto a ripentaglio. Ci volevano fatti e proteste energiche, non umili parole di sconfidanza e di sommissione. Era d’uopo dichiarar la guerra difensiva non che possibile ma certa, se l’Austria si ostinava nelle sue domande; anzi minacciarla con attivi e gagliardi provvedimenti: accettare il presidio francese, pacificare Livorno, riassumere l’egemonia subalpina e fare tutte le altre cose dette di sopra. La conservazione dello statuto nell’Italia centrale obbligava ad entrare nella stessa via gli altri governi e l’Austria medesima; la quale, mal sicura in casa propria, era a quei giorni debellata in campo dagli ungheri, che di assaliti stavano in procinto di rendersi assalitori. La congiuntura non poteva essere piú propizia per fare che rimettesse delle sue pretensioni e si acconciasse a comporre il proprio utile coll’onore dell’avversario. Vogliam credere che mentre non potea difendersi da’ suoi e correa pericolo nella metropoli, avrebbe avuto animo di assalire il Piemonte e ricominciare una guerra lunga, grave, difficile, di cui niuno potea antivedere la fine? E con che forze? Con un erario esausto e un esercito giá insufficiente alla guerra magiarica. A quale effetto? A quello di attizzarsi contro la Francia, l’Inghilterra e le altre potenze gelose dell’equilibrio di Europa, produrre forse una guerra universale e mettersi a rischio di perdere i paesi ricuperati, anzi l’imperio, e di darla vinta alla demagogia minacciosa. E si sarebbe posta a sí gravi pericoli per amor di puntiglio o per qualche vantaggio di poco peso? Non vi ha niente di piú «positivo»1 e di piú evidente che queste considerazioni fondate sulla natura delle cose e degl’interessi. Ma per farle bisogna consigliarsi col senno e non colla paura, che toglie il cervello anche ai piú ingegnosi; bisogna capacitarsi che l’ardire, la costanza, il coraggio, un alto sentimento della dignitá propria sono forze squisitamente

  1. Histoire des négociations etc., p. 55.