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libro primo - capitolo decimo |
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nemico a dicevoli accordi, non era di offesa ma di difesa. Quando ancor sanguinavano le ferite per la disfatta, io avea assicurati i rettori della repubblica francese che il Piemonte era in grado di riprendere le armi e far una resistenza lunga, dura, terribile; e le mie ragioni erano loro parute cosí plausibili che gl’indussero a prometterci un presidio per affrettare la pace. Ora dopo il respiro di piú di un mese si smentivano solennemente le mie parole, quasi che il confessarsi imbelle contribuisca a rendersi autorevole. Né quando l’Azeglio avesse usato lo stesso linguaggio, sarebbe potuto essere convenuto di folle vanto; giacché se «la guerra offensiva, italiana, nazionale, la guerra dell’indipendenza era impossibile, non cosí una guerra difensiva, piemontese, dinastica: in questo caso, e dalle influenze delle grandi potenze e dagl’impeti della disperazione il Piemonte avrebbe certo tratto tanta forza e tanta energia da salvare l’integritá del suo territorio e le sue libertá»1. Tale voleva essere il preambolo di ogni discussione, se si aspirava a una pace veramente onorevole. Il Piemonte dovea dire all’Austria: — O consentite a patti ragionevoli o venite ad assalirci, se ve ne dá il cuore e se la Francia, l'Inghilterra ve lo consentono. Noi ci difenderemo e siamo atti a farlo con fiducia di buon successo. Assaggiate di nuovo, se vi basta l’animo, le destre piemontesi: provate il ferro dei nostri prodi combattenti per le mura e le sostanze paterne, per la vita e l’onore delle mogli e dei figliuoli; e vi ricorderete ciò che avvenne ai francesi in sul principio e ai vostri avi nel mezzo del passato secolo. — Questo parlar generoso, corroborato dai militari apparecchi, avrebbe atterrito l’Austria inabile a un tal cimento, e agevolato i neutrali bramosi di pace a vincere le sue renitenze. Per tal guisa potea provvedersi almeno in parte a quella nazionalitá italiana per cui l’Azeglio, nobilmente ma inutilmente, s’interpose nel corso dei negoziati!2; giacché un popolo (diciamlo pur con franchezza) non solo non può ma non merita di preservare il suo essere
- ↑ Carutti, Rivista italiana, giugno 1849, p. 731.
- ↑ Histoire des négociations etc., pp. 54, 59.
V. Gioberti, Del rinnovamento civile d’Italia - i. |
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