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libro primo - capitolo decimo 295


Io non ebbi né anche agio di esporre ai ministri torinesi e svolgere per minuto tutte queste considerazioni, perché la prima risposta, che venne dopo alcuni giorni, alla proposta generica conteneva un rifiuto cosí preciso che mi tolse ogni modo di replicare. Non che autorizzarmi a continuar le pratiche col governo francese, esporgli le difficoltá, intendere le sue risposte, essi non vollero né meno proseguir meco la discussione. E piú fermo ancora e risoluto che il presidente del Consiglio fu Pierdionigi Pinelli, a cui ne scrissi ripetutamente in particolare non come a ministro ma come ad amico, esortandolo e scongiurandolo a non precipitare le risoluzioni e non addossarsi il carico formidabile di spegnere l’ultimo raggio di speranza che rimaneva all’Italia. — Ma perché — dirá taluno — chiedere l’aiuto di Francia se, impetrato, si rifiutava? — Bisogna distinguere aiuto da aiuto. Il Delaunay era acconcio a far buono il presidio francese in caso di necessitá estrema, specificando però che intendeva sotto questo nome non mica le strette presenti ma «una nuova sconfitta come quella di Novara»1. Ora siccome si voleva assolutamente la pace e che senza guerra non si dá sconfitta, egli è chiaro che, differendo il presidio alle calende greche, si usava una formola ingegnosa per rifiutarlo. Quanto al presente, il generale non dispregiava né anco ogni aiuto, ma solo chiedeva che l’esercito delle Alpi, piantato a poca distanza dalla Savoia, le si accostasse ai confini2. Bastare questa mossa strategica a rimuovere ogni difficoltá e costringere il nemico a ragionevoli accordi. Quando fu acchetato il riso involontario che la domanda suscitò nel ministro francese, egli mi rispose che del muovere l’esercito per entrare effettivamente in Savoia o Nizza non accadeva discorrere, avendo il Piemonte negato di consentirlo. Rispetto all’avvicinarsi senza proceder oltre, esser questa una dimostrazione e minaccia priva di effetto, che non si confaceva all’onor della Francia; né una mostra vana e ridicola avrebbe ammollita la durezza dell’Austria e migliorate le condizioni del Piemonte.

  1. In un dispaccio posteriore del quale non ho serbato copia.
  2. Documenti e schiarimenti, viii.