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libro primo - capitolo decimo 291


probabile dopo il primo émpito della vittoria, tuttavia i piú cauti poteano aprir l’animo a un timore, che svaniva affatto, presidiando i francesi le nostre mura. E si avverta che avendo io chiesto ai ministri della repubblica quale sarebbe il loro contegno se a malgrado del presidio l’Austria tentasse la nostra metropoli, mi risposero che in tal presupposto, l’Austria diventando assalitrice e mutandosi le condizioni reciproche, la Francia non piglierebbe consiglio che dal proprio onore. Per ultimo chi non vede che il rappaciare Toscana era ancora piú agevole, quando si vedesse che il Piemonte non operava da sé ma d’accordo col governo francese e seco se l’intendeva a rimettere gli ordini costituzionali in Italia? e che questa sola persuasione avrebbe appianati i contrasti senza forse trar la spada del fodero?

Piacque il mio pensiero ai ministri della repubblica, che non pur l’approvarono ma promisero di favorirlo. Non cosí i ministri sardi, i quali rifiutarono l’un partito e l’altro. Gioverá il riandar brevemente i motivi, o dirò meglio i pretesti della ricusa.

— Era viltá il metterci in casa i francesi mentre giá avevamo i tedeschi1. — Ma gli uni erano amici, gli altri nemici; e chi ha mai inteso dire che un aiuto amico torni ad onta e non anzi ad onore, specialmente quando viene da un popolo illustre? Certo era meglio il fare da noi, come fecero i romani sconfitti sul Ticino, sulla Trebbia, sul Trasimeno, a Canne, e con un Annibale vittorioso alle porte della cittá. Ma i romani non vollero udir parola di pace, e noi la chiedevamo all’Austria tremando e supplicando. Io non so come i ministri sardi intendano il decoro e la dignitá del Piemonte. Era forse decoro il rigettare l’offerta della Francia e stringere col nemico una pace grave e vituperosa?

— Il dare agli uni la seconda fortezza del regno mentre gli altri tenevano la prima, era cosa poco onorevole2. — Ma se si fosse accettata senza il menomo indugio la prima proposta, si sarebbe cansata l’occupazione di Alessandria3. Né la Francia

  1. Documenti e schiarimenti, viii.
  2. Ibid.
  3. Operette politiche, t. ii, pp. 370, 371, 372.