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libro primo - capitolo decimo 287


dell’Inghilterra, io poteva, volendo, assumerne il carico, e che al postutto non si saria mosso nulla senza il mio consenso. Chiesi per iscritto i termini precisi delle mie facoltá e del mio mandato, e mi venne promesso iteratamente (come conveniva affrettar la partenza) che mi sarebbero senza indugio spediti a Parigi.

I ministri della repubblica mi accolsero con molta urbanitá e si mostrarono sin da principio inclinati a sovvenirci. Dissi loro che il Piemonte era desideroso di pace e che credeva di poter chiederla onorevolmente, poiché gli altri principi italiani l’avevano lasciato solo nell’impresa della libertá comune; ma che la voleva equa e decorosa per sé e per tutta Italia. Non credesse l’Austria che, per averci la fortuna detto male due volte, avessimo perduto il cuore e le forze e fossimo disposti a far buona ogni pretensione dal canto suo. L’ultima sconfitta, nata da un concorso di cause straordinarie non da difetto d’uomini e di valore, avere intaccate le file austriache non men che le nostre: il forte di queste essere intatto, poche settimane bastare a raccoglierle e abilitarle a ricimentarsi. Ché se l’essere abbandonati dagli altri sovrani della penisola non ci permetteva di ricombattere sui campi lombardi, non doversene però inferire che renderemmo le armi a chi ci assalisse. Vegga la Francia quanto le metta conto che l’Austria invada il Piemonte e rompa l’equilibrio di Europa. Ma se ciò avvenisse, noi saremmo pronti a riceverla e a fare una guerra lunga, accanita, mortale, piú tosto che accondiscendere a patti vituperosi; e quei soldati, cui molte cause contribuirono a scorare quando pugnavano per l’idea nazionale (di cui per difetto di civile educazione non tutti erano capaci), sarebbero invitti nel difendere le natie provincie e quanto hanno di piú caro al mondo. E il cuor ci dice che se anco nel primo caso mostrammo a principio di saper vincere, nel secondo sapremmo assicurarci i frutti della vittoria. Se l’Austria conosce i suoi veri interessi, dee anteporre un accordo onorevole per le due parti a nuovi cimenti, mentre ha la rivolta in casa propria e dee far fronte da ogni lato. Altrettanto dee piacere alla Francia e all’Europa, che non potranno quietare se l’Italia è sconvolta, la quale non può recarsi in tranquillo finché ha