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libro primo - capitolo nono 265


i buoni uffici che noi imploravamo non consistevano nella mediazione, di cui il dispaccio non facea motto, come quello che parlava in termini generalissimi e fu disteso, soscritto da un solo ministro; laddove la domanda di un compromesso di qualunque genere richiedeva il concorso di tutto il Consiglio. Che piú? L’idea della mediazione era cosí aliena dai nostri pensieri che noi avevamo giá fatte le prime entrature per ottenere il soccorso delle armi francesi, come risulta dal dispaccio medesimo. E questo soccorso fu chiesto espressamente alcuni giorni dopo, quando tutto il Consiglio si fu reso capace che il Piemonte non era piú in grado di vincere colle sole sue forze. Niuno sapeva meglio questi particolari di Pierdionigi Pinelli che moveva l’accusa; e il pubblico ne fu informato poco appresso da noi medesimi, che uscendo di carica dichiarammo «di aver chiesto il sussidio esterno di un esercito a giusti e onorevoli patti e sotto condizioni atte a mettere in salvo le nostre instituzioni contro i pericoli di una propaganda politica, di esserci rivolti per tal effetto alla Francia e di avere perseverato nella domanda anche quando la diplomazia esterna ci ebbe sostituita l’idea della mediazione»1. Egli è dunque chiaro che il dispaccio del Pareto avea tanto da fare colla mediazione quanto il gennaio colle more, nessuna logica permettendo che s’interpreti una frase generica e accessoria in modo contrario alle intenzioni piú espresse e a tutti gli atti di una amministrazione.

Né il tempo mancò ai nostri successori di far la domanda che ci attribuirono. A Ottavio di Revel risponde Felice Merlo, il quale dichiarava che la commissione di «consigliare il principe alla pace» gli fu data dal luogotenente del regno ai 7 di agosto2. Dunque ai sette il Revel e il Merlo aveano giá in pronto il modo di ottenere la pace, cioè la mediazione; e se la speranza di questa causò la gita a Vigevano dei due ministri in erba, le potenze mediatrici giá doveano esserne informate, onde la risposta potè giungere ai quindici. Né importa che la

  1. Dichiarazioni del ministero Casati (Risorgimento, 19 agosto 1848).
  2. Documenti e schiarimenti, iv.