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difficile o impossibile l’impetrarlo? Imperocché, sciolto il governo francese dall’obbligo contratto e mutata in breve l’assemblea parigina, venivano meno i fondamenti della fiducia. Da queste e simili considerazioni io conchiusi che il vero scopo del ministero era di rendere impossibile l’unione e la guerra, giacché solo in tal modo si accordavano i suoi portamenti, che nell’altro presupposto erano inesplicabili e ripugnanti. Lo convenni pertanto con pubblico discorso1 di seguire in fatti una politica contraria a quella che professava colle parole. Gli accusati si riscossero e «protestarono unanimi solennemente», dicendo che «gli atti soli del governo avevano a provare se egli rimaneva fedele alla promessa del programma a cui vincolava la sua politica»2; come se da un canto l’adempimento della promessa fosse possibile, e dall’altro canto l’accettata mediazione e il tempo perduto non fossero un «atto» dei ministri, bastevole a rendere irreparabili le nostre sciagure. Io replicai per iscritto alla subdola protesta3, mostrando che donde era nato il mostro di due governi, l’uno palese e l’altro occulto, usciva pure il portento di un governo di due programmi, e ragionevolmente, affinché il progresso della nuova amministrazione fosse conforme alla sua origine.

I clamori andarono al cielo, le invettive fioccarono e si mise in opera ogni calunnia per chiarirmi calunniatore. «Si corruppe allora nel nostro paese non avvezzo alla libera discussione il pubblico giudizio. I dardi della calunnia avventati contro

  1. Detto nel circolo politico nazionale di Torino ai 23 di agosto 1848 (Operette politiche, t. ii, pp. 164-172). I municipali mi apposero a colpa che io eleggessi la prefata adunanza, perché ci erano dei repubblicani. Certo sí, come anche tra i deputati. Era dunque vietato di favellar nella Camera? Questa era chiusa, né ci era altro consesso pubblico che il detto circolo, in cui tutte le opinioni liberali aveano interpreti e patrocinatori. E ancorché fosse stato composto di soli repubblicani, io avrei creduto che le mie opinioni ben note, gli scritti, i portamenti e per ultimo il mio stesso discorso dovessero salvarmi da ogni calunnia. E avrei temuto di offendere i municipali, a stimarli capaci di scandalizzarsi per un fatto cosí innocente e a metterli in ischiera coi «pusilli» dell’evangelio. Vedi anche su questo proposito l’operetta dei Due programmi, p. 59.
  2. Protesta del ministero Sostegno (Il Risorgimento, 26 agosto 1848).
  3. Coll’opuscolo dei Due programmi.