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libro primo - capitolo nono 261


credere che sí l’union del Piemonte colla Lombardia e le provincie di Padova, Vicenza, Treviso, Rovigo, sí l’autonomia italiana sarebbero salve. E cosí infatti vennero interpretate dagli amici piú caldi del governo1 e dai ministri medesimi. I quali per bocca di Pierdionigi Pinelli assicuravano i deputati ai 19 di ottobre che «non credevano accettabile quella pace che non avesse per base il riconoscimento della nazionalitá italiana; che non confermasse in tutta l’Italia quell’ordine di cose che dá voce alla nazione a costituire il suo diritto, le sue leggi, a regolare il suo governo e che pone le armi nelle mani dei soli suoi cittadini; che non avesse costituito nella parte superiore dell’Italia uno Stato forte e potente che ne guardasse i passi»; conchiudendo che le clausole della mediazione «portavano il riconoscimento della nazionalitá italiana, ne assicuravano l’autonomia e accrescevano le forze del guardiano delle Alpi», cioè del Piemonte2. Essi avevano inoltre dichiarato che, se tali condizioni erano reiette, avrebbero ripigliata la guerra, che «dall’aiuto dei nostri potenti vicini» sarebbe stata «di esito non dubbio»3; il che importava la risoluzione di far capo a tale aiuto. Ora se da un lato i ministri volevano accordi impossibili a ottenere dall'Austria e dall'altro lato erano acconci di ricorrere al braccio francese, perché mutar la politica dei precessori? perché tanta ressa nel soppiantarli? perché accettare la mediazione? perché rinunziare il soccorso quando si era certo di averlo, e riserbarlo per un tempo in cui sarebbe stato

  1. «Il programma rivendica nei termini i piú precisi, i piú espliciti, l’autonomia, la nazionalitá italiana, i fatti compiuti, ossia l’unione; il programma non ammette che accordi onorevoli, accettabili, durevoli, e se vengon negati, annuncia la guerra e la guerra aiutata con esercito francese. Ma questo è il programma scritto; altro è di gran lunga il programma orale. Dove gl’indizi, ripeteremo, dove le prove di questa duplicitá?» (Risorgimento, 7 settembre 1848). Le prove e non gl’indizi oggi abbondano a ribocco; ma giá sin d’allora la doppiezza risultava dall’impossibilitá morale che le basi di una mediazione seriamente offerta all’Austria trionfante fossero tali da salvar l’unione e l’autonomia italica, se giá non si supponeva che l’Inghilterra e la Francia avessero perduto affatto il cervello.
  2. Il Risorgimento, 24 ottobre 1848.
  3. Programma del ministero Sostegno.