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libro primo - capitolo nono 259


ecclesiastici1. Imperocché «la monarchia, sequestrata dalle idee che la rendevano amabile e reverenda, perderebbe ogni forza morale sugli animi e ogni riputazione: la peripezia piú probabile dell’infelice dramma sarebbe la repubblica; la quale non potendo durare, le licenze demagogiche spianerebbero la via al dispotismo antico»2. Mostrai che la mediazione mandava a male le cose nostre e sciupava il destro opportuno di rimetterle in fiore. «Guai ai popoli che lasciano sfuggir l’occasione propizia di risorgere, ché per un giusto castigo della Providenza può darsi che l’opportunitá non ritorni e che la trascuranza della comoditá presente produca un eterno servaggio. Ora questa occasione desiderata invano per tanti secoli è giunta, e non venne meno per gli ultimi disastri. Voi stessi ora il riconoscete, poiché parlate di combattere, occorrendo, e di vincere3; perché dunque volevate sciuparla e manometterla? Ché se allora disperavate, perché porre tanto zelo, tanta premura, tanta sollecitudine a far trionfare la vostra disperazione? perché mettere tanta ressa a occupare la scranna ministeriale? perché rimuoverne coloro che confidavano e che facevano piú giusta stima degli uomini e dei tempi? Non pensaste alla malleveria tremenda che pesava sul vostro capo?... Chi ha sognato, miei signori, e chi ha dato nel segno? chi si è mostro piú oculato e sagace nel giudicare della ragion delle cose e nello scorgere le probabilitá dell’avvenire? chi ha avvertite le cause delle fresche calamitá che piangiamo prima che gli effetti le rivelassero? chi andò dicendo e ripetendo da quattro mesi che l’indugiare l’unione e quindi i rinforzi, lo sparpagliare la guerra, il predicare l’unitá assoluta d’Italia, il dar libero campo alle sètte di calunniare e d’insolentire, il sognar fantasmi di repubblica e via discorrendo, avrebbe posto in compromesso tutti i beni acquistati?4. Mi avrete

  1. Operette politiche, t. ii, pp. 183, 184.
  2. Ibid., p. 185.
  3. Allusione al programma e alla protesta pubblica del ministero, onde parleremo fra poco.
  4. «Veggasi il proemio della mia Apologia e i brevi discorsi stampati in vari fogli italiani» (Postilla dell’operetta citata).