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dire che prima del fatto io non seppi nulla di questa spedizione, ordinata ad annullare l’opera nostra, introdurre un’indegna e calamitosa politica, tôrci la fiducia del principe e far sí che io non fossi eletto a comporre la nuova amministrazione. Cosí il Pinelli, a cui io aveva con tanta effusione aperto ogni mio pensiero, non si fece scrupolo di partecipare a una trama occulta ed ignobile contro un uomo che era da lui «amato piú che fratello e venerato come maestro»1.

Come il nuovo ministero nasceva da un raggiro, cosí la sua prima opera fu la violazione piú espressa degli ordini costituzionali. Il carico di farlo fu dato a Ottavio di Revel e io aggiuntogli per cerimonia. Ma fin dai 15 di agosto, prima di aver trovati i compagni e mentre ancora sedevano gli antichi ministri, i quali non lasciarono la carica che quattro giorni dopo, egli accettò e soscrisse la mediazione, dando il singolare esempio di un ministro occulto che roga di nascoso un atto importantissimo e contrario a quelli di chi governa pubblicamente. Né giova a dire che il Casati e i suoi colleghi aveano preso licenza; giacché essi tuttora risedevano, erano la sola signoria palese e avevano come i carichi cosí ancora i pericoli del reggimento. «Il Revel — scrisse un suo apologista — non era che un ministro di piú, e noi avevamo un gabinetto con un ministro aggiunto, sebben dissenziente dalla politica degli altri membri»2. Ma chi ha mai inteso dire che un ministro aggiunto sia legittimo se non è conosciuto da’ suoi colleghi? che egli faccia da se solo le veci di un gabinetto? che vi sieno due gabinetti ad un tempo? che l’uno sia secreto e l’altro pubblico? che le risoluzioni del pubblico sieno annullate da quelle del secreto? che il primo stia pagatore delle opere del secondo, quando la sindacabilitá è una sola e presuppone l’indirizzo di tutto il còmpito governativo? che vi sieno due ministri preposti alle finanze? che quello di loro che è occulto si aggiudichi il

  1. Pinelli, Alcuni schiarimenti ai miei concittadini ed una querela al ministero, Torino, 1849, p. 3.
  2. Il Risorgimento, 28 ottobre 1848.