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libro primo - capitolo nono 233


italiano, favoreggiando gli spiriti democratici e arrolando allo Stato gl’ingegni eletti delle altre provincie, non scemi agli uni il vano prestigio del grado e della nascita e tolga a tutti il monopolio degli utili, degli onori, delle cariche e il primeggiare nel parlamento. Parrá strano ciò ch’io dico dei subalpini avvocati a chi si ricorda gli antichi giureconsulti di Roma; «generazion d’uomini nuova, ammirabile; intrepidi, incorrotti, liberi sotto mostruosa tirannide; dotti e sapienti in molta ignoranza universale; virtuosi e magnanimi in popolo abbietto e corrottissimo, conservando in tanta corruzione di monarchia il puro linguaggio e i costumi dei quiriti liberi, scrivendo con sobrietá e schiettezza greca; pieni di sapienza morale e civile, con diritto e fermo raziocinio, con proprietá esattissima; brevi, acuti, efficaci, mostranti una severa ed elegante maestá»1. Ma troppo è il divario che corre fra i giuristi antichi e quelli dell’etá nostra. I primi non erano semplici causidici ma uomini pratici e versati nei pubblici affari, informati da ottima educazione civile, dotti in ogni scienza, ricchi di quel genio positivo e romano che fra i nostri forensi è sconosciuto o rarissimo. E non è pur d’uopo risalire all’antichitá o uscire d’Italia, chi voglia rinvenire accoppiata la perizia politica alla giurisprudenza. La provincia nativa del Gravina e del Vico ne porge ancor oggi molti insigni esempi2; e ciascun si ricorda che nel quarantotto le effemeridi toscane piú calde per la causa patria e piú lontane da ogni ombra di municipalismo ebbero per capi due avvocati3. Ma la giurisprudenza non fa buon effetto se alla scienza positiva delle leggi e alla pratica delle liti non aggiunge quelle cognizioni, fuor delle quali il dar sentenza in politica è come un volar senz’ali o il far giudizio dei suoni e dei colori senza l’udito e la virtú visiva.

Le abitudini curiali, quando non sono accompagnate e temperate da altre parti, non che conferire nocciono all’uomo di

  1. Giordani, Opere, t. i, p. 547.
  2. La maggior parte dei napoletani illustri menzionati dal Massari nella sua opera, e specialmente a facce 273, 274, sono giureconsulti.
  3. Il Montanelli e il Salvagnoli.