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libro primo - capitolo nono 213


è metropoli, perché in tal caso, oltre la maggior copia di vantaggi e d’influssi che ne cavi e ne ricevi, si aggiunge l’orgoglio cittadino che ti fa parere l’egoismo municipale non che degno di scusa ma virtuoso e lodevole.

All’incontro l’amore della patria universale e della nazione è assai piú raro perché magnanimo e nobilissimo, e non che recarti profitto richiede spesso che tu incorra in alcuna perdita e talvolta che rinunzi alle cose piú care. Cosí, pogniamo, standoti nel tuo comune, tu puoi maggioreggiare fra i tuoi uguali ed esserne quasi principe; ma ampliandosi il campo in cui devi operare, troverai concorrenti formidabili, non potrai ottenere che un luogo inferiore e sarai confuso colla turba in vece di dominarla. Se la tua cittá nativa fu sino ad oggi sede, corte, capitale di un piccolo Stato, tu sei costretto di esautorarla per incorporare esso Stato alla patria generale; se è camera e centro principale di traffichi e di artifizi, ti è d’uopo scemarle il privilegio e l’uso di tali frutti. Vero è che dopo qualche tempo ella viene a giovarsi dell’union nazionale, acquistando con usura da un canto ciò che ha perduto dall’altro. Ma per antivedere questo compenso, bisogna avere degl’interessi economici e politici una cognizione molto piú vasta e profonda di quella che cape nel volgo eziandio bene educato; bisogna sprigionarsi dal giro angusto del presente e saper penetrare nell’avvenire. Oltre che, il ristoro non avendo luogo che a poco a poco e in progresso di tempo, e la vita dell’uomo essendo breve e fugace, egli spesso non può goderne; tanto che la considerazione del bene futuro non può addolcirgli gran fatto l’amarezza del danno in cui incorre presentemente.

Non è dunque da meravigliare se per li piú la sola e vera patria consiste nel municipio o nella provincia. Pochi son quelli che l’allarghino oltre lo Stato, e per secoli e secoli anche i dotti soggiacquero all’errore del volgo. La formazione della nazionalitá essendo opera della civiltá attempata, il concetto pena a radicarsi negli animi, come il fatto a stabilirsi e a pigliar grado nel diritto particolare e comune delle genti. Ella sará certo la base del giuspubblico degli avvenire; ma quello che oggi regna