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libro primo - capitolo sesto 131


la nazionalitá loro. Brevemente, Stato e nazione secondo natura sono tutt’uno; e quando la prima di queste aggregazioni, non che compiere e suggellar la seconda, le contraddice, l’arte viene a ripugnar la natura e lo Stato è intrinsecamente vizioso, racchiudendo un principio di discordia seco stesso e quindi cogli altri Stati. E siccome la natura tende sempre a ricuperare i suoi diritti, ne segue che le nazionalitá oppresse, non potendo riscuotersi e rivivere se non coi rivolgimenti politici, vi cospirano senza posa e tengono gli Stati in un tal essere torbido e violento che mal si accorda col loro bilico e contrappeso scambievole. L’armonia è dunque il coefficiente dialettico dell’equilibrio; il quale, escogitato e introdotto per un istante da Lorenzo de’ Medici in Italia, tentato d’introdurre da Arrigo quarto e dal Richelieu in Europa, non avrá luogo in effetto se non quando verrá suggellato e protetto dall’altro principio, per modo che la divisione artificiale degli Stati corrisponda al compartimento invariabile delle nazioni e alla geografia politica della natura. Solo allora la Russia lascerá di essere formidabile, imperocché la sua potenza soverchiante, incominciata collo sperpero della Polonia, si appoggia alle nazionalitá offese, che rendono l’Europa culta divisa in se stessa, e però fiacca ed imbelle, a malgrado de’ suoi eserciti e della sua cultura.

Il buono e legittimo ordinamento delle nazionalitá civili non è solo richiesto all’equilibrio politico ma eziandio all’aumento e al fiore dei traffichi, nei quali oggi consiste principalmente l’utilitá che i popoli traggono gli uni dagli altri. Ogni traffico è un cambio o una permuta, che risponde di pregio e di peso al valsente dei permutanti. Quanto piú un paese è libero, ricco, sicuro, tanto piú è in grado di procacciarsi i beni degli altri e di condirli dei propri, tanto piú ci fioriscono il commercio e le utili industrie. Ma l’opulenza, la libertá e la quiete di uno Stato hanno proporzione col sentimento che tiene e col buon uso che fa delle proprie forze, le quali sono assopite o male esercitate finché il popolo non ha senso ed essere di nazione. La nazionalitá essendo pertanto il fondamento delle franchigie e delle dovizie, e queste degli artifici e della mercatura, ne segue che