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libro primo - capitolo sesto 121


Nel resto non pare che il prelodato oratore faccia gran fondamento nella religione e nella Chiesa, poiché ci aggiunge la forza materiale, cioè gli eserciti1. Se non che si dee dire di tal presidio quel medesimo che dell’altro; imperocché se gli eserciti non salvarono mai i governi odiati, e se non ostante la loro opera l’Europa è da gran tempo il campo di continue rivoluzioni, essi riusciranno difficilmente a far meglio, quando in cambio di essere strumenti ciechi e devoti di chi gli assolda si dimesticano anch’essi e s’impregnano nei paesi culti di spiriti cittadini. I pretoriani antichi e i barbari arrolati, in vece di proteggere il romano imperio, lo sperperarono come tosto, pesate le proprie forze, conobbero che erano padroni di chi li pagava per difensori. Or come i soldati moderni potranno fare alleanza durevole coi privilegiati contro la plebe, mentre son plebe e sanno di essere, mentre partecipano ai desidèri, alle speranze, ai dolori della medesima?

Ma la cosa piú singolare si è che la religione proposta dallo spagnuolo non è altro che una larva. Imperocché egli colloca la sostanza di quella nell’autoritá e nell’ubbidienza, le quali certo sono essenziali agli ordini cattolici, ma come una parte di essi e non la somma, come strumenti e mezzi anzi che come fine. La morale cristiana è ugualitá e fratellanza e sovrattutto amore e giustizia: in ciò risiede la sua essenza e non mica nel comando e nell’ossequio, che son virtuosi se conducono a quella, viziosi se le contrastano. L’ubbidienza non è cristiana se non è oculata, l’autoritá non è cattolica se non è congiunta a ragione2 e temperata da libertá. Chi sente altrimenti non è cattolico né cristiano, ma gesuita: si mostra inferiore al samaritano lodato da Cristo e simile al fariseo. Vero è che si parla anco

  1. «La Chiesa e l’esercito sono oggi le due potenze rappresentative della civiltá europea» (disc. cit.). L’autore aggiunge che gli eserciti rappresentano il principio della caritá cristiana; e siccome è chiaro ch’egli parla principalmeute di quelli che combattono per leva sforzata o cupiditá di soldo e di preda, se ne inferisce che le schiere croate, cosacche e quelle del re di Napoli sono i rappresentanti della caritá evangelica nel secolo decimonono.
  2. «Rationabile obsequium vestrum» (Ad rom., xii, i).