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dell'impero romano cap. lxviii. | 77 |
di tredici, o forse sedici miglia di circonferenza, non poteva opporre a tutte le forze dell’Impero ottomano che una guarnigione di sette, o ottomila soldati. Stavano aperte agli assedianti l’Asia e l’Europa, mentre le forze e i viveri de’ Greci scemavano ogni giorno senza che di fuori potessero sperare verun soccorso.
[A. D. 1452] I primi Romani avrebbero impugnate l’armi, deliberati di vincere o di morire. I primi Cristiani si sarebbero abbracciati fra loro, aspettando con rassegnazione e carità la corona del martirio; ma i Greci di Costantinopoli, comunque non sentissero fervore che per gli affari di religione, non ne traevano altro frutto, che di reciproche nimistà e discordie. L’Imperatore Giovanni Paleologo avea, prima di morire, abbandonato il divisamento che tant’ira destò nei suoi sudditi, il divisamento di unir le due Chiese; il fratello di lui Costantino lo ripigliò quando, le angustie in cui trovavasi, gl’imposero come una necessità di ricorrere ad un’ultima prova di dissimulazione e di adulazione1. Inviò ambasciatori a Roma coll’incarico di chiedere temporali soccorsi ed assicurare il Santo Padre che i Greci al suo spirituale dominio si sommetteano. Questi scusavano ad un tempo il lor Sovrano, se avea da prima trascurato un tale dovere, a motivo dei tristi casi dello Stato che aveano assorte tutte le sollecitudini del Principe, in sostanza bramosissimo di vedere un Legato pontifizio nella sua
- ↑ Spondano racconta il fatto di questa unione non solamente con parzialità, ma d’una maniera imperfetta. Il Vescovo di Pamiers morì nel 1642, e la Storia di Duca, che parla di questi avvenimenti (c. 36, 37) con verità e coraggio eguali, non fu pubblicata che nel 1649.