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storia della decadenza |
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cimentare la propria vita per difendere i propri averi ed i figli, ha perduta fra gli uomini i sentimenti più operosi e caratteristici dell’umana natura. Giusta un ordine dell’Imperatore, i suoi ufiziali si trasportarono in ciascun rione per prendere un registro di que’ cittadini, non esclusi i frati, che fossero abili e pronti ad armarsi in difesa del loro paese; catalogo che fu rimesso a Franza1 il quale, preso da dolore e confusione ad un tempo, portò l’annunzio al Sovrano, che tutto il numero dei difensori della nazione si riduceva a quattromila novecentosettanta Romani; infausta verità che Costantino e il suo fedele Ministro procurarono di tenere celata, intanto che venne tratto dall’arsenale un corrispondente numero di scudi, di balestre e di archibusi. Si aggiugnea il sussidio di duemila stranieri, comandati da Giovanni Giustiniani, Nobile genovese, al quale, oltre all’essere stata pagata anticipatamente e con generosità la sua soldatesca, venne promessa l’Isola di Lesbo in premio del suo valore e de’ suoi buoni successi. Venne indi tirata dinanzi all’ingresso del Porto una grossa catena, cui difendevano alcune navi da guerra e mercantili, così greche come italiane, e furono trattenute pel servigio pubblico tutte le navi della Cristianità che, a mano a mano, giugneano dal mar Nero e dall’Isola di Candia. Dopo tutti questi provvedimenti, una Capitale
- ↑ Ego, eidem (Imperatori) tabellas exhibui, non absque dolore et maestitia, mansitque apud nos duos, aliis occultus numerus. (Franza, lib. III, c. 8). Purchè si perdonino a Franza alcuni pregiudizj nazionali, non saprebbe desiderarsi un testimonio più autentico di lui, sia intorno ai fatti pubblici, sia intorno ai consigli privati.