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storia della decadenza |
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teria, e un soldato turco con forte voce esclamò: „Ungaresi, ecco la testa del vostro Re„ e la morte di Ladislao divenne il segnale della sconfitta de’ Cristiani; e tardo fu il soccorso di Uniade, che, tornando addietro dopo avere inseguito imprudentemente il nemico, deplorò il suo errore e la pubblica calamità; vani ne riuscirono gli sforzi per ritirare il corpo del Re, calpestato dai vincitori e dai vinti che insieme si confondevano, onde le ultime prove del coraggio e della abilità di Uniade si adoperarono a salvare gli avanzi della sua cavalleria valacca. La fatal giornata di Warna costò la vita a diecimila Cristiani, e ad un numero molto maggiore di Turchi, ma che, atteso il loro numero, sì grande non compariva. Cionnullameno il Sultano filosofo non ebbe vergogna di confessare che una seconda vittoria simile a quella avrebbe avuta per conseguenza la distruzione del vincitore. Fece innalzare una colonna sul luogo ove Ladislao cadde morto; ma la modesta iscrizione scolpita su quel monumento celebrava il valore e deplorava la sventura del giovane Re, senza far cenno della sconsigliatezza con cui se la procacciò1.
- ↑ Oltre ad alcuni passi preziosi di Enea Silvio accuratamente raccolti dallo Spondano, i nostri migliori testi sono tre Storici del secolo XV, Filippo Callimaco (De rebus a Wladislao Polonorum atque Hungarorum rege gestis, libri III, in Bell., scriptor. rer. hungar., t. I, p. 433-518), Bonfinio (Décad. III, l. V, pag. 460-467) e Calcocondila (l. VII, p. 165-179). I due primi erano Italiani, ma trascorsero la loro vita in Polonia e nell’Ungheria (Fabricius, Bibl. lat. medii infimae aetatis, t. I, p. 524; Vossius, De Hist. lat., l. III, c. 8-11; Dictionn. de Bayle, Bonfinius)