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dere a’ suoi contemporanei dell’ottavo secolo, che le cose dette e sostenute in esse, erano già state ammesse, stabilite e poste in pratica ne’ primi secoli del Cristianesimo; era questo il modo sicuro di venire a capo di conseguirle, in quel tempo di generale e profonda ignoranza; nè s’ingannò Isidoro nell’usare cotale artifizio, perchè l’effetto seguì il suo intendimento. Le false Decretali furono credute autentiche e vere per ottocento anni nella Chiesa occidentale latina, di tal modo ingannata in una cosa di fatto, cioè fin dopo il Concilio di Trento, tempo in cui, venuti i buoni studj d’istoria, d’erudizione, di critica, i Dotti, amanti del vero, ne provarono e pubblicarono la falsità, da quel tempo, da tutti gli eruditi anche cattolici riconosciuta. Credute vere ed autentiche dal Clero, e da’ Principi e da’ popoli le false Decretali, ne seguì, che si venne a capo, ciò che bramavasi, di conseguire le cose ch’esse sostenevano, sì perchè ammesse, stabilite e praticate ne’ primi secoli del Cristianesimo, sì perchè avvalorate dall’autorità di cinquanta de’ primi Papi.

L’animoso Nicolò I, già celebre, eletto Papa l’anno 859, insistè molto a costringere con minacce i Vescovi di Francia (gli altri già le avevano ammesse) a ricevere le dette Decretali d’Isidoro come canoni, sostenendone fortemente le massime: ecco una delle sue proposizioni, scritto in una sua lettera a’ Vescovi di Francia: Etsi sedem apostolicam nullatenus appellasset (cioè il Vescovo reo condannato e deposto dal Concilio) contra tot tamen et tanta vos Decretalia (cioè le false d’Isidoro) efferre statuta, et episcopum, inconsultis nobis, deponere nulla modo debuistis. Epist. 42. Nic. I. Le cause de’ Vescovi rei, la loro condanna e deposizione, decidevansi ne’ Concilj delle rispettive province, dove la reità era stata commessa, e vi presiedeva l’Arcivescovo, ossia Metropolitano, secondo l’antico diritto canonico, stabilito dai Concilj anche generali; perciò i Vescovi di Francia generalmente non volevano ammettere le promulgate Decretali (benchè non ne ravvisassero la falsità) perchè erano contrarie a’ canoni antichi, alle consuetudini ed alla autorità dei Metropolitani, data loro specialmente da’ canoni del generale Concilio di Nicea. Incmaro Arcivescovo di Reims, nel nono