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e, sotto ciascun regno successivo, il Colosseo potè aspettarsi eguali oltraggi sino al momento in cui lo pose sotto la salvaguardia della religione Benedetto XIV, il più saggio di tutti i Pontefici, il quale consacrò un luogo che la persecuzione fece campo delle corone di un numero sì sterminato di martiri1.

Allorchè il Petrarca vide per la prima volta questi monumenti, le cui rovine son superiori a quanto di bello possa descriversi, rimase attonito sulla stupida indifferenza2 de’ Romani3; e s’avvide che, eccetto il Rienzi e un dei Colonna, meglio dei Nobili e dei cittadini della Metropoli, un abitante delle rive del Rodano conoscea gli avanzi di tanti capolavori; d’aver fatta la quale scoperta lungi d’es-

    non vi sono altre prove che quel detto popolare: Quod non fecerunt Barbari, fecerunt Barbarini; ma può essere che la sola somiglianza delle parole lo abbia suggerito.

  1. Il Montfaucon, come Antiquario e prete disapprova lo smantellamento del Colosseo: Quod si non suopte merito atque pulchritudine dignum fuisset quod improbas arceret manus, indigna res utique in locum tot martyrum cruore sacrum tantopere saevitum esse.
  2. Però gli Statuti di Roma (l. III, c. 81, p. 182) assoggettano ad una menda di cinquecento aurei chiunque demolirà un antico edifizio, ne ruinis civitas deformetur, et ut antiqua aedificia decorum urbis perpetuo repraesentent.
  3. Il Petrarca nel suo primo viaggio a Roma (A. D. 1337, Mémoires sur Pétrarque, t. I, p. 322, ec.) rimane stupefatto miraculo rerum tantarum, et stuporis mole obrutus... Praesentia vero, mirum dictu, nihil imminuit: vere major fuit Roma, majoresque sunt reliquiae quam rebar. Jam non orbem ab hac urbe domitum, sed tam sero domitum, miror (Opp., pag. 605, Familiares 11, 14. Joanni Columnae).