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dell'impero romano cap. lxxi. |
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circo agonale1. A questi presedea in solenne abito il Senatore, che aggiudicava e distribuiva il premio, vale a dire un anello d’oro, o il pallio, come a que’ giorni veniva chiamato, pezzo di drappo di lana o di seta2. Il danaro occorrente ogn’anno per cotesti giuochi3 e per le corse a piedi, o sopra carri, o a cavallo veniva da una tassa posta sopra gli Ebrei; eranvi anche altri giuochi più nobili, che si stavano in una giostra, o torneo, cui convenivano settantadue giovani romani. [A. D. 1332] Nell’anno 1332, l’arena del Colosseo offerse un combattimento di tori sull’esempio de’ Mori e degli Spagnuoli, riferito nel giornale di un autore contemporaneo che le usanze di que’ tempi descrive4. Restaurata quanta parte
- ↑ Benchè gli edifizj del circo agonale non durino ancora, questa piazza ne conserva tuttavia la forma ed il nome; ma il monte Testaceo, questo cumulo singolare di maiolica rotta, sembra solamente serbato ad una costumanza annuale di buttare dall’alto al basso alcune carra di maiali per dare divertimento alla plebaglia (Statuta urbis Romae, p. 186).
- ↑ Il pallio, giusta il Menagio, viene da palmarium, ma questa è una ridicola etimologia. È cosa facile da concepirsi come gli uomini abbiano potuto trasportare l’idea e il vocabolo di questo manto, o abito, alla sua materia prima, indi al dono che ne veniva fatto, siccome premio della vittoria (Muratori, Diss. 33).
- ↑ Per sovvenire a tali spese, gli Ebrei di Roma pagavano ogn’anno millecentotrenta fiorini; e questo conto bizzarro, per cui ai mille cento que’ trenta venivano aggiunti, era in memoria delle trenta monete d’argento ricevute da Giuda in prezzo della vendita di Gesù Cristo. Vi era una corsa a piedi di giovani, tolti così dai cristiani, come dagli Ebrei. (Statuta urbis, ivi).
- ↑ Lodovico Buonconte Monaldesco nel descrivere questi combattimenti di tori, anzichè ripetere cose che egli si po-