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case e delle torri che la guerra civile atterrava, costringeva continuamente i cittadini a procacciarsi dai monumenti dell’Antichità i materiali per novelli edifizj di distruzione.

Ognuna delle precedenti osservazioni può venire applicata all’anfiteatro di Tito che ha preso il nome di Colosseonota, sia a motivo della sua estensione, sia a motivo della statua colossale di Nerone; e che forse sarebbe durato in eterno, se non avesse avuti altri nemici fuor del tempo e della natura; gli Antiquarj che hanno calcolato il numero degli spettatori, propendono a credere che al di sopra dell’ultima gradinata di pietra vi fossero logge di legno a diversi piani, consumate per più riprese dal fuoco, e dagl’Imperatori riedificate. Quanto eravi di prezioso, di portatile, o di profano, le statue degli

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    (Carmina latina, lib. II, epist. Paulo Annibalensi, XII, p. 97, 98).

    Nec te parva manet servatis fama ruinis
    Quanta quod integrae fuit olim gloria Romae
    Reliquiae testantur adhuc; quas longior aetas
    Frangere non valuit, non vis aut ira cruenti
    Hostis, ab egregiis franguntur civibus heu! heu!

     Quod ille nequivit (Hannibal)
    Perficit hic aries.

  1. Il marchese Maffei, nella quarta parte della sua Verona illustrata, parla degli anfiteatri e specialmente di quelli di Roma e Verona, delle loro dimensioni, e logge di legno, ec. Sembra che, per riguardo alla sua estensione, l’anfiteatro di Tito abbia ottenuto il nome di Colosseo, o Culiseo, perchè eguale denominazione fu data all’anfiteatro di Capua, che non possedea una statua colossale; oltrechè la statua di Nerone era stata collocata nel cortile (in atrio) del suo palagio, non nel Colosseo (p. IV, l. I, c. 4, p. 15-19).