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322 | storia della decadenza |
mi Fortezze costrutte su questi edifizj, hanno a mano a mano acquistato il lustro e l’eleganza degl’italiani palagi. Le stesse chiese vennero cinte d’armi e di spalti, e le macchine da guerra collocate sul comignolo della chiesa di S. Pietro, atterrivano il Vaticano e il cristiano Mondo scandalezzavano. Ogni luogo fortificato è soggetto ad assalto, e quanto viene assalito, a distruzione. Se i Romani fossero riusciti a torre ai Pontefici il Castel Sant’Angelo, avrebbero annichilato questo monumento di servitù, come con un pubblico decreto era stata manifestata la loro deliberazione. Ciascuna piazza vedea esposti in un solo assedio al pericolo di essere atterrati tutti gli edifizj innalzati per sua difesa; chè certo in ognuna di tali occasioni non si risparmiavano a questo fine nè espedienti, nè macchine struggitrici. Dopo la morte di Nicolò IV, Roma, priva di Sovrano e di Senato, si trovò per sei mesi abbandonata al furore delle guerre civili. „Le case, dice un contemporaneo, Cardinale e poeta1, rimasero rovinate sotto massi d’enorme grossezza, e lanciati con incredibile rapidità2; i
- ↑ Giacomo, Cardinale di S. Giorgio, ad velum aureum, nella Vita di Papa Celestino V da esso composta in versi. (Muratori, Script. ital., t. I, part. III, p. 1, l. I, cap. 1, vers. 132, ec.).
Hoc dixisse sat est, Romam caruisse senatu
Mensibus exactis heu sex; belloque vocatum (probabilmente
vocatos)
In scelus in socios fraternaque vulnera patres,
Tormentis jecisse viros immania saxa;
Perfodisse domus trabibus, fecisse ruinas
Ignibus; incensas turres, obstructaque fumo
Lumina vicino, quo sit spoliata supellex. - ↑ Il Muratori (Dissertazioni sopra le Antichità Italiane,