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dell'impero romano cap. lxxi. | 303 |
tore ne ha additate sotto nomi bizzarri, o favolosi le stesse cose che il Poggi aveva vedute. Però questo topografo barbaro era d’occhi e d’orecchi fornito; non potea non vedere gli avanzi di antichità che rimanevano ancora, non farsi sordo alle tradizioni del popolo. Ora egli indica in apertissime note sette teatri, undici bagni, dodici archi trionfali, e diciotto palagi, molti de’ quali erano spariti prima de’ tempi in cui il Poggi scrivea. Sembra pertanto che molti fra i più saldi monumenti dell’antichità si conservassero per lungo tempo1, e che i principj di distruzione abbiano operato sovr’essi con duplicato vigore ne’ secoli decimoterzo e decimoquarto. 2. La medesima considerazione può venire applicata ai tre secoli successivi, e noi cercheremmo indarno il Settizonio di Severo2, celebrato dal Petrarca e dagli Antiquarj del secolo decimosesto. Sintantochè gli edifizj di Roma furono interi, la saldezza della massa e la connession delle parti resistettero all’im-
- ↑ Il P. Mabillon (Analecta, t. IV, p.502) ha pubblicata la relazione di un pellegrino anonimo del nono secolo, che descrivendo le Chiese e i Luoghi Santi di Roma, accenna molti edifizj, e soprattutto alcuni portici che prima del secolo decimoterzo non erano più.
- ↑ V. intorno il Settizonio le Mém. sur Pétr., (tom. I, p. 325, Donato, p. 338, e Nardini, p. 117-414).
301) ha pubblicato un tal libro con brevissime, ma altrettanto giudiziose note. Scriptor, così si esprime, XIII circiter saeculi, ut ibidem notatur; antiquariae rei imperitus, et, ut ab illo aevo, magis et anilibus fabellis refertus: sed, quia monumenta quae iis temporibus Romae supererant pro modulo recenset, non parum inde lucis matuabitur qui romanis antiquitatibus indagandis operam navabit (p. 283).