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storia della decadenza |
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lasciassero campo alle querele private e alle unioni di cittadini armati che per comune difesa si collegassero. Il Senatore non aveva altro incarico fuor quello dell’amministrazione della giustizia. Il Campidoglio, l’erario, il governo della città e del territorio stavano nelle mani di tre Conservatori che si cambiavano quattro volte l’anno. La milizia de’ tredici rioni adunavasi sotto gli stendardi de’ Caporioni particolari, Capi di ciascun rione; e il primo di questi Capi veniva distinto col grado e titolo di Priore. Il potere legislativo del popolo risedeva nel Consiglio segreto e nelle Assemblee generali, composto il primo dei Magistrati e degl’immediati loro predecessori, di alcuni ufiziali del fisco e de’ tribunali, e di tre classi di consiglieri che erano, tredici in una, ventisei nell’altra, quaranta nella terza, in tutto centoventi persone. Ogni cittadino maschio avea voto nell’Assemblea generale, privilegio fatto più ragguardevole dalla cura con cui veniva impedito che gli stranieri usurpassero il titolo di cittadini romani. Sagge e severe cautele prevenivano le turbolenze della democrazia. Ne’ soli Magistrati era il diritto di proporre l’argomento della discussione, nè permetteasi ad alcuno il parlare, se non se salito sopra una cattedra, o una tribuna; le acclamazioni tumultuose venivano represse; si raccoglievano per via di scrutinio i suffragi; e i decreti, nell’essere pubblicati, portavano in fronte i rispettabili nomi del Senato e del popolo. Sarebbe difficile indicare in qual tempo la pratica sia stata perfettamente d’accordo collo Statuto; perchè i progressi dell’ordine si sono veduti a mano a mano collegati colla diminuzione della libertà; ma, nell’anno 1580, sotto il Pontificato di Gregorio XIII,