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tosto dormire, nel recinto sacro del battistero; ed un caso fortuito avendo fatto cadere il suo letto solenne, venne tratto da ciò il presagio della sua vicina caduta. Nel seguente giorno, allorchè i Fedeli si adunavano per le cerimonie del culto, si mostrò alla folla in maestoso atteggiamento, vestito di porpora, colla spada e cogli speroni d’oro. Giuntane ad estremo grado la stoltezza e l’audacia, interruppe i Santi Misteri, alzandosi dal trono, e fatti alcuni passi verso l’Assemblea, ad alta voce gridò. „Noi intimiamo al Pontefice Clemente di comparire al nostro Tribunale; gli comandiamo di risedere nella sua diocesi di Roma; la stessa intimazione di presentarsi dinanzi a noi volgiamo al Collegio de’ Cardinali1, e ai due pretendenti Carlo e Lodovico di Baviera, che si arrogano i titoli d’Imperatori; ordiniamo parimente a tutti gli Elettori dell’Alemagna che c’instruiscano con qual pretesto hanno usurpato il diritto inalienabile del popolo romano, solo, antico e legittimo Sovrano dell’Impero„2. Sguainò indi la sua spa-

    meno quando venne lanciata contro il tribuno una Bolla di scomunica, fra i motivi della medesima veniva anche specificato questo delitto (Hocsemio, presso il Du Cerceau, p. 189, 190).

  1. Questa intimazione verbale fatta al Pontefice Clemente VI, narrata dal Fortifiocca, e che trovasi in un manoscritto del Vaticano, viene negata dal biografo del Petrarca (t. II, not., p. 70-76); egli si giova però d’argomenti più speciosi che atti a convincere. Non è maraviglia, se la Corte di Roma non desiderò di entrare in una quistione sì dilicata.
  2. Quanto ai due Imperatori rivali, che il Rienzi citò al suo tribunale, è l’Hocsemio (Du Cerceau, p. 163-166) che racconta questo tratto di libertà e di follia.